La manovra 2025 arriva in Senato per la seconda lettura: una corsa contro il tempo
Con il Natale alle porte e la fine dell’anno in vista, la manovra di bilancio per il 2025 fa il suo ingresso in Senato per la seconda lettura, un passaggio che si preannuncia rapido e senza sorprese. In questo contesto, l’esame è “blindato”; qualsiasi modifica significherebbe l’adozione di un esercizio provvisorio, un’eventualità che si evita da anni grazie a un iter parlamentare che, alla seconda lettura, diventa quasi una formalità.
Il provvedimento è stato incardinato in Aula e l’esame in commissione bilancio è previsto concludersi venerdì, ma senza entrare nel dettaglio dei circa 800 emendamenti presentati. È altamente probabile che la manovra proceda verso un voto di fiducia, con il voto finale atteso per sabato 28 dicembre.
Un rush finale per una manovra da 30 miliardi
La manovra 2025, con una dotazione finanziaria di 30 miliardi di euro, sancisce cambiamenti strutturali significativi. Tra i più rilevanti, la riforma dell’Irpef con la riduzione delle aliquote a tre scaglioni: il 23% per redditi fino a 28mila euro, il 35% per redditi fino a 50mila euro, e il 43% per redditi oltre i 50mila euro. Questo intervento è visto come una stabilizzazione del regime transitorio del 2024. Parallelamente, si amplia il taglio del cuneo fiscale, incrementando la soglia di reddito per l’accesso al beneficio da 35mila a 40mila euro, con l’intento di alleggerire il carico fiscale per un numero maggiore di lavoratori.
Incentivi alla natalità e misure per le famiglie
Per far fronte alla denatalità e supportare le famiglie, la manovra introduce un bonus una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025. Questo incentivo è riservato ai nuclei familiari con un Isee non superiore a 40.000 euro annui, con l’obiettivo di alleviare le spese immediatamente successive alla nascita o all’adozione.
Sostegno alle imprese
Le imprese non sono lasciate fuori dalle novità fiscali. Una riduzione dell’Ires è prevista per quelle aziende che reinvestiranno almeno il 30% degli utili del 2024 in attività produttive, per un totale di circa 18mila imprese potenzialmente beneficiarie. La manovra stanzia anche 70 milioni di euro per un fondo che promuove la partecipazione dei lavoratori negli utili e nella gestione delle imprese. Le piccole e medie imprese (PMI) vedranno un ulteriore supporto attraverso un fondo di garanzia per l’accesso al credito, tuttavia, come contropartita, si aumentano i controlli sui bilanci aziendali per garantire una gestione trasparente delle risorse pubbliche.
Pensioni e anticipo pensionistico
Sul versante previdenziale, la manovra consente ai lavoratori nel sistema contributivo di cumulare la pensione obbligatoria con quella complementare per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni, purché si abbiano almeno 20 anni di contributi e si risieda pienamente nel sistema contributivo. Questo cambio normativo, secondo la relazione tecnica della Ragioneria, riguarderà inizialmente un centinaio di persone, con un incremento graduale negli anni successivi.
La spinta verso le tasse piatte
Nonostante le difficoltà economiche globali, il Governo e la maggioranza dimostrano una chiara volontà di procedere verso una tassazione più semplice e potenzialmente più equa. La manovra include almeno tre interventi che mirano a estendere o introdurre forme di flat tax. Per il 2025, si innalza la soglia dei redditi che consentono l’accesso al regime forfettario per partite Iva, un segnale chiaro verso una semplificazione fiscale che possa favorire il lavoro autonomo e professionale.
Impatti nel settore dell’istruzione
Nel mondo della scuola, la manovra porta con sé una riduzione di oltre 3.500 posti per i docenti, con un taglio netto di 5.660 posti sull’organico dell’autonomia, parzialmente compensato dall’incremento di 1.866 insegnanti di sostegno per l’anno scolastico 2025/26, seguito da un ulteriore aumento di 134 posti per il 2026/27.
Contributo volontario delle banche e assicurazioni
Una novità significativa è il contributo volontario delle banche e delle compagnie assicurative alle casse pubbliche, lievitato a 6,5 miliardi di euro. Questo importo è stato accettato dal settore finanziario con la prospettiva di recuperare i fondi negli anni a venire, dimostrando una collaborazione tra pubblico e privato per la stabilità finanziaria dello Stato.