Hanno sfidato il freddo, la fatica e le convenzioni sociali, correndo per 42 chilometri in nome della libertà e contro i pregiudizi. E’ la sfida vinta dalle 15 donne, fra cui 6 afgane e una iraniana, che hanno partecipato alla maratona internazionale di Bamiyan, l’unico evento sportivo in Afghanistan aperto a donne e uomini. Le atlete hanno corso fianco a fianco con corridori arrivati da tutto il mondo per partecipare alla gara che ha come punto di partenza e arrivo un luogo simbolo della libertà negata: le rocce in cui sorgevano le due statue giganti di Buddha distrutte dai talebani nel 2001.
La gara, organizzata per il secondo anno consecutivo da due inglesi, è molto più di un evento sportivo in un paese islamico conservatore, dove anche correre in pubblico per una donna può essere un problema. “Abbiamo iniziato a costruire una cultura, attraverso l’organizzazione di gare nelle scuole femminili sparse nei villaggi, non solo a Teheran ma in altre piccole città – racconta Mahsa, atleta iraniana – Forse il governo non crede che le donne siano capaci di farlo”. Masha e tutte le altre donne hanno corso per dimostrare quanto si sbagli.