Inoltre, il 67% e il 72% degli individui non riesce a calcolare, rispettivamente, un montante in regime di interesse semplice e il rendimento atteso di un investimento. Nonostante ciò, come indica sempre il rapporto, a fine 2014 il livello di partecipazione delle famiglie ai mercati finanziari si è attestato attorno al 48%, in crescita di sette punti percentuali rispetto all’anno precedente sebbene ancora inferiore ai valori registrati nel 2007 (55%). L’incremento è imputabile soprattutto alla maggiore quota di investitori retail che detengono almeno un’attività rischiosa (azioni, obbligazioni, risparmio gestito e polizze vita), passata dal 26% nel 2013 al 32% nel 2014. In particolare, come si evince dai dati sulla composizione di portafoglio, è aumentata, tornando sui livelli pre-crisi, la quota di ricchezza finanziaria investita in prodotti del risparmio gestito (16%), mentre rimane più contenuto il peso delle azioni (5%, sostanzialmente dimezzato rispetto al 2007). La partecipazione ai mercati finanziari risulta più diffusa tra le famiglie residenti nelle regioni settentrionali, più abbienti, in cui il decisore finanziario è uomo, di età compresa tra i 45 e i 64 anni e con livello di istruzione elevato.