Politica

La minaccia di Medvedev: “Se Trump cerca la pace, rischia come JFK”

Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il mondo politico è in fermento e le reazioni internazionali si moltiplicano. Tra queste, spiccano le dichiarazioni di Dmitry Medvedev, ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia. Medvedev, noto per la sua lealtà a Vladimir Putin e per le sue posizioni critiche verso l’Occidente, ha utilizzato il suo profilo Telegram per esprimere opinioni incisive riguardo al voto di martedì. Secondo lui, il risultato delle elezioni non avrà alcun impatto significativo sulla Russia, poiché le posizioni dei candidati americani riflettono un consenso bipartisan volto a “sconfiggere” il paese.

I cinque punti di Medvedev sulle elezioni Usa

Medvedev ha delineato cinque punti chiave riguardo alle elezioni:

  • Primo: Le elezioni non apporteranno cambiamenti significativi per la Russia. Medvedev sostiene che le posizioni dei candidati sono allineate con il consenso bipartisan americano contro la Russia.
  • Secondo: Ha descritto Kamala Harris, la candidata democratica, come “stupida, inesperta e impulsiva”, suggerendo che sarà dominata da un gruppo di ministri e assistenti, con una forte influenza della famiglia Obama.
  • Terzo: Riguardo a Donald Trump, lo ha definito “sbiadito” e incapace di fermare la guerra in Ucraina. Medvedev ha affermato che se Trump tentasse realmente di farlo, potrebbe finire per diventare “il nuovo JFK”, un riferimento all’ex presidente John Fitzgerald Kennedy, assassinato nel 1963.
  • Quarto: Medvedev ha evidenziato che l’unico aspetto rilevante sarà quanto denaro il nuovo presidente destinerà alla guerra in Ucraina.
  • Quinto: Ha concluso affermando che il miglior modo per rendere soddisfacente il 5 novembre per i candidati americani è continuare a “distruggere il regime nazista di Kiev”.

Le dichiarazioni di Medvedev evidenziano una visione russa delle elezioni americane come un evento che non influenzerà le dinamiche geopolitiche esistenti. La sua critica a Trump e Harris riflette una strategia russa volta a minimizzare l’importanza delle scelte politiche americane e a mantenere una narrativa secondo cui la Russia deve affrontare una resistenza unita da parte degli Stati Uniti.

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