Glaciologi e climatologi di dieci paesi europei cercano in Antartide il ghiaccio più antico sulla Terra. L`obiettivo è trovare il punto della calotta antartica dal quale estrarre la carota di ghiaccio che permetta di andare più indietro nella storia del pianeta. Tale archivio temporale permetterà di decifrare i processi del sistema climatico del passato, per migliorare le proiezioni su quelli futuri. La Commissione Europea finanzia il progetto “Beyond EPICA – Oldest Ice” (BE-OI) con 2,2 milioni di euro. Coordina l`istituto tedesco Alfred Wegener, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (Awi). Trovare ghiaccio di un milione e mezzo di anni fa. E` questo l`obiettivo di “BeyondEPICA – Oldest Ice” (BE-OI). Per dare l`idea, si pensi che il campione di ghiaccio più antico oggi disponibile risale a 800 mila anni fa. Tali carote di ghiaccio contengono particelle di aria che risalgono al momento della loro formazione. Analizzate in laboratorio, rivelano la composizione dell`atmosfera del passato.
“Quello che ancora non siamo riusciti a comprendere è perché cambiò il ciclo dei periodi glaciali e interglaciali tra 900 mila e 1,2 milioni di anni fa”, spiega Carlo Barbante, professore all`Università Ca` Foscari Venezia e direttore dell`Idpa-Cnr. Prima della cosiddetta transizione di metà Pleistocene, i periodi glaciali e interglaciali si alternavano all`incirca ogni 40 mila anni. Da allora invece ogni periodo è durato circa 100 mila anni. Questa conoscenza deriva per esempio dall`analisi di campioni di sedimenti, i quali però sono privi di informazioni sui gas presenti nell`atmosfera. “Non possiamo indagare il ruolo dei gas ad effetto serra, perché non abbiamo campioni adeguati per farlo, in quanto gli unici archivi geologici che contengono la composizione chimica dell`atmosfera sono le carote di ghiaccio”, afferma Barbara Stenni, professoressa all`Università Ca` Foscari Venezia. Il progetto BE-OI nasce proprio per colmare questa lacuna, con analisi geofisiche, tecnologie di perforazione rapida e datazione del ghiaccio sul campo. Inoltre, le tecnologie di perforazione saranno ulteriormente sviluppate e testate.
Il primo lavoro sul campo partirà a breve: in Antartide il glaciologo Massimo Frezzotti (Enea) e i geofisici Stefano Urbini (Ingv) e Luca Vittuari (Università di Bologna), assieme ai colleghi degli altri istituti coinvolti nel progetto, analizzeranno lo spessore dei ghiacci, le loro caratteristiche fisiche e la topografia del basamento roccioso in due differenti siti sia da aereo che a terra. Lo spessore della calotta glaciale è solo un primo indicatore della presenza di ghiaccio del passato, perché a determinare quanto sono antichi gli strati di ghiaccio sono l`accumulo di neve e i flussi del ghiaccio dal cuore dell`Antartide verso la costa. Durante il programma di ricerca sul campo gli scienziati contemporaneamente misureranno l`accumulo di neve, la dinamica del ghiaccio e useranno nuove tecnologie per perforare il ghiaccio e misurare le temperature. “Durante studi precedenti abbiamo individuato aree chiave in cui ci aspettiamo di trovare i più antichi archivi di ghiaccio della Terra – spiega il professor Olaf Eisen (Alfred Wegener Institute), coordinatore del progetto – Ora dobbiamo verificarlo ed è importante per noi apprendere più possibile riguardo i processi di deposizione e della dinamica del ghiaccio”. Oltre a questi interrogativi scientifici, il progetto ha anche l`obiettivo di mettere assieme l`esperienza tecnologica e scientifica necessaria per affrontare questo progetto di perforazione profonda, per rifinire la pianificazione scientifica e la gestione del progetto e per definire budget e finanziamenti. Per generare il massimo avanzamento scientifico, sono coinvolte le più ampie comunità scientifiche europee dedicate alla paleoclimatologia e allo studio dei modelli climatici.