Tra le sfide che accompagnano l’atteso ritorno sulla Luna dell’uomo – e il primo passo di una donna sulla superficie del nostro satellite – c’è anche quella di garantire agli astronauti una toilette adatta all’ambiente, in grado di funzionare sia in microgravità (come sulla Stazione spaziale internazionale) sia in gravità lunare. Così la Nasa, che ha in programma di sbarcare sulla Luna nel 2024 con il programma Artemis, il 25 giugno ha lanciato Lunar Loo Challenge, ricerca di idee da 35mila dollari rivolta alla comunità scientifica e non, per risolvere il problema dei bagni spaziali.
Bagni che devono essere compatti e utilizzabili sia in microgravità che in gravità lunare. La microgravità – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – è ciò che viene generalmente chiamato “zero-g” e viene percepita come assenza di peso. In realtà l’accelerazione gravitazionale non è zero, è solo molto piccola. La gravità lunare invece è circa un sesto di quella terrestre, e consente quindi ai nostri prodotti di scarto di cadere verso il basso. La Nasa sta già lavorando per rendere i gabinetti spaziali attualmente utilizzati – ad esempio, quelli della Stazione spaziale internazionale – più piccoli, leggeri e funzionali sia in microgravità sia in gravità lunare, ed è quindi alla ricerca di idee alternative e concept innovativi anche per la gestione dei rifiuti.
I servizi igienici dovranno funzionare in un ambiente spaziale con una pressione dell’aria di 14.7 psia (equivalente a circa 1 bar, la pressione al livello del mare sulla Terra) o 8.2 psia, mentre i sistemi di stoccaggio dei servizi igienici potrebbero dover sperimentare anche zero psia (il vuoto) durante le attività extraveicolari. Inoltre, il sistema dovrebbe conservare la maggior quantità di acqua possibile e contribuire a mantenere un ambiente purificato all’interno del lander, in termini di odori e altri contaminanti. Le soluzioni proposte dovranno infine considerare un tempo di utilizzo di 14 giorni da parte di due astronauti e accogliere diversi tipi di rifiuti – va considerata qualunque evenienza, malattie gastroenteriche incluse – e utenti di genere diverso, donne e uomini.
I prerequisiti sul design riguardano il volume occupato dal sistema, la sua massa, i consumi, il rumore – dello scarico, s’intende – e infine considerazioni circa il sesso, l’altezza e il peso di qualsivoglia fruitore. Per quel che riguarda le performance, i requisiti minimi richiesti ricalcano le funzionalità di un comune gabinetto a Terra, e considerano anche il comfort dell’equipaggio che, ad esempio, non dovrebbe essere esposto all’aspirazione durante l’uso. Non da ultime vengono fornite specifiche circa quantità e tipologia di rifiuto raccolto, e viene anche richiesta la massima flessibilità nella frequenza d’uso: meno di cinque minuti fra un utilizzo e l’altro, pulizia e manutenzione incluse. Il volume di stoccaggio dev’essere per quanto possibile minimizzato.
La data di scadenza per sottoporre all’attenzione degli scienziati della Nasa le proprie idee è il 17 agosto 2020. Un’attenzione tutta speciale è riservata alle proposte provenienti da giovani aspiranti esploratori spaziali, scienziati e ingegneri, in quanto capaci – secondo la Nasa – di pensare fuori da schemi e vincoli caratteristici del mondo adulto e addetto ai lavori. Per partecipare alla categoria Junior è necessario avere meno di 18 anni, e per i più piccoli di 12 anni occorrerà l’iscrizione al sistema da parte dei genitori. La Lunar Loo Challenge prevede un montepremi complessivo di 35mila dollari, da suddividere fra coloro – singole persone o team – che presenteranno i tre progetti migliori della categoria Tecnica. I primi tre partecipanti della categoria Junior riceveranno un riconoscimento pubblico e un oggetto di merchandising ufficiale della Nasa.