Alla fine l’incubo è diventato realtà. Forza Italia non solo è lontana dal 21% ottenuto alle Politiche del 2013 – in realtà nessuno ci sperava – ma addirittura nella fascia più bassa dello scenario peggiore. Il sondaggio consegnato dalla fida Alessandra Ghisleri a Berlusconi appena un giorno prima delle elezioni stimava il valore dell’ex macchina da guerra – alle scorse Europee il Pdl aveva sfondato quota 35% – tra il 16 e il 17%. Fi è arrivata in effetti al 16,8%.
Un incubo, come si diceva. Che, in realtà, all’alba dei primi exit poll sembrava scongiurato. Quando La7 trasmette i primi dati Forza Italia è stimata intorno al 18%. Sommato al 4% di Ncd, vorrebbe dire che l’area dei moderati non si è eorsa negli ultimi anni. E nella sede di San Lorenzo in Lucina, al “debutto” in una notte post elettorale, si respira aria da pericolo scampato. “Ci è andata di lusso” ammette Gianfranco Rotondi. Renata Polverini distribuisce sorrisi a tutti, Maurizio Gasparri arriva per prima ed evita di commentare: “Sono appena tornato da un matrimonio” spiega. E, a chi non gli crede, mostra persino i confetti.
Poi, però, arriva la doccia gelata delle proiezioni. Con la percentuale forzista che a mano a mano si abbassa sempre di più: prima il 17, poi il 16, poi addirittura il 15. Per poi risalire, fino a tornare al 16 nei dati che arrivavano a notte inoltrata. Il segno del disfacimento non solo per Forza Italia, ma per tutto un mondo “moderato” che sembra attratto in gran parte non dal MoVimento 5 Stelle, ma dal Pd di Matteo Renzi. Berlusconi ha atteso il risultato chiuso ad Arcore, a “pregare e sperare”, come aveva ammesso sabato. Per lui le Europee 2014 hanno rappresentato una cesura netta rispetto al passato. Per la prima volta, infatti, non ha potuto recarsi al seggio di via Scrosati a Milano. Lo stesso dove, ai tempi del massimo splendore politico, accompagnava mamma Rosa e regalava un sorriso a tutti, anche a quegli scrutatori che, nel corso degli anni, non gli avevano risparmiato qualche occhiataccia.
Invece la sentenza Mediaset, oltre a togliergli la possibilità di trainare da capolista gli altri candidati di Forza Italia – come sempre avvenuto, in tutte le elezioni, dal 1994 in poi – ha avuto anche la fastidiosa ricaduta della sottrazione dell’elettorato attivo. “Mi pesa tanto non votare” aveva detto Berlusconi sempre sabato, all’uscita dal centro di Cesano Boscone dove era andato a prestare per la terza volta i servizi sociali.
Ora, a pesargli ancor di più sarà un risultato che non ammette giri di parole. Il centrodestra va ricostruito. E per prima cosa va evitato che imploda del tutto. Corrono le voci sulla pattuglia di senatori che non aspettava altro che il crollo elettorale per salutare le truppe azzurre e schierarsi con il governo. E poco rassicurano le parole scritte su Facebook da Raffaele Fitto subito dopo la chiusura delle urne: “Ora tutti insieme per tornare a vincere”. In realtà è proprio il risultato di Fitto a fotografare la possibile nuova faida interna al partito. Forza Italia, infatti, tiene solo al sud, dove si attesta anche oltre il 20%. Mentre al nord supera di poco il 14. Un chiaro segnale di come l’ex governatore della Puglia abbia stravinto il duello interno con l’astro nascente Giovanni Toti. E ora vorrà sicuramente far pesare il dato all’interno del partito.
L’unica parziale – molto parziale – consolazione, è il risultato di Ncd, in bilico per tutta la notte sulla soglia del quorum. La dimostrazione, secondo Berlusconi, di come il centrodestra in Italia resti solo lui. Con Alfano in ritirata, inoltre, l’ex premier potrebbe persino valutare di dare un sostegno ancora naggiore il governo.
Poi, però, bisognerà pensare seriamente al futuro. Che potrebbe non essere così duro, dato che queste erano probabilmente le elezioni più difficili per Forza Italia, con il leader ai “box” e ai servizi sociali, Per provare a cogliere la riscossa, però, sarà sempre più probabile la discesa in campo della carta Marina. E le ripetute smentite di un impegno diretto della primogenita assomigliano tanto a quelle che, nel 1993, l’allora Cavaliere offriva come risposta a tutti quelli che gli chiedevano se fosse intenzionato a fondare un partito.