La Siria si trova nuovamente al centro di una crisi militare e politica di grande portata. Gli insorti siriani hanno dichiarato di aver preso il controllo di ampie porzioni di Aleppo, inclusi l’aeroporto e altre aree strategiche. Inoltre, stanno espandendo la loro offensiva verso la provincia di Hama, segno di un cambiamento significativo nell’equilibrio delle forze sul campo. L’esercito siriano, tuttavia, ha descritto questi sviluppi come un “ritiro temporaneo”, dichiarando che le truppe governative si stanno riorganizzando per un contrattacco.
Aleppo, una delle città più grandi e simboliche della Siria, è tornata ad essere teatro di intensi scontri dopo anni di relativa calma. Le forze ribelli hanno sferrato un attacco a sorpresa, conquistando posizioni chiave e infliggendo pesanti perdite all’esercito siriano. Secondo il governo, i combattimenti sono stati particolarmente feroci nei governatorati di Aleppo e Idlib, dove le truppe governative sono state costrette a ritirarsi, perdendo decine di uomini.
L’offensiva ribelle rappresenta un duro colpo per il presidente Bashar al-Assad, il cui controllo su Aleppo era stato consolidato nel 2016 grazie al sostegno della Russia e di altri alleati. La perdita di Aleppo non è solo un disastro militare, ma anche un simbolo del declino del potere governativo in Siria, alimentando nuove incertezze sulla stabilità del regime.
L’offensiva è stata guidata principalmente da Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo sunnita estremista che in passato era affiliato ad Al-Qaeda sotto il nome di Fronte al-Nusra. HTS è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti, che offrono una ricompensa di 10 milioni di dollari per informazioni sul suo leader, Muhammad al-Jawlani. Tuttavia, recenti rapporti non confermati dal governo libanese suggeriscono che al-Jawlani potrebbe essere stato ucciso in un raid russo.
L’avanzata di HTS si è estesa fino alla provincia di Hama, un territorio con un forte significato storico e simbolico. Hama è tristemente nota per il massacro del 1982, quando Hafez al-Assad, padre di Bashar, represse una rivolta della Fratellanza Musulmana con estrema violenza. La riconquista di Hama rappresenta per i ribelli un obiettivo strategico e simbolico, riaprendo ferite profonde nella memoria collettiva della Siria.
Nonostante le perdite, il governo siriano ha promesso un contrattacco imminente, con l’obiettivo di ristabilire il controllo su Aleppo e Hama. Tuttavia, il regime si trova in una posizione estremamente vulnerabile. I suoi principali alleati – Russia, Iran e Hezbollah – sono tutti distratti o indeboliti da altre crisi.
La Russia è profondamente impegnata nella guerra in Ucraina, che ha consumato una parte significativa delle sue risorse militari. Nonostante le dichiarazioni di sostegno al governo siriano, Mosca sembra essere meno coinvolta direttamente nelle operazioni sul campo rispetto agli anni precedenti.
L’Iran ha visto le sue basi in Siria subire ripetuti attacchi da parte di Israele, riducendo la capacità di Teheran di sostenere le operazioni del regime siriano.
Hezbollah, il gruppo armato libanese che ha giocato un ruolo cruciale nella difesa del regime, ha ritirato la maggior parte delle sue truppe dalla Siria per concentrarsi sul conflitto con Israele dopo gli eventi del 7 ottobre 2023. Le recenti perdite dei vertici di Hezbollah in attacchi israeliani hanno ulteriormente limitato la sua capacità di operare in Siria.
La situazione in Siria continua ad attirare l’attenzione delle grandi potenze. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di monitorare gli sviluppi, sottolineando che il regime di Assad ha perso il controllo su Aleppo a causa della sua dipendenza da Russia e Iran. Washington ha anche criticato il rifiuto di Damasco di portare avanti il processo di pace delle Nazioni Unite, iniziato nel 2015, accusando il regime di aver creato le condizioni per l’attuale crisi.
Nonostante le accuse, gli Stati Uniti hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’offensiva ribelle, evidenziando che HTS è considerato un’organizzazione terroristica anche da Washington. Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Sean Savett, ha sottolineato che la situazione riflette una più ampia crisi di governance e sicurezza in Siria, legata all’isolamento internazionale del regime di Assad.
La crisi in corso evidenzia il fragilissimo equilibrio del potere in Siria. L’avanzata ribelle, pur rappresentando una minaccia diretta per il regime, solleva anche domande sulle implicazioni umanitarie e sulla stabilità regionale. Migliaia di civili rischiano di essere coinvolti nei combattimenti o di subire le conseguenze di nuovi bombardamenti aerei e operazioni militari su larga scala.
Nel frattempo, le pressioni sugli alleati del regime siriano potrebbero determinare un cambiamento significativo nelle dinamiche geopolitiche del conflitto. La Russia, l’Iran e Hezbollah potrebbero essere costretti a rivedere le loro priorità, lasciando il regime di Assad più isolato che mai.
In conclusione, la situazione in Siria rimane estremamente fluida e complessa. Gli sviluppi delle prossime settimane saranno cruciali non solo per determinare il futuro di Aleppo e Hama, ma anche per capire se il regime di Assad riuscirà a sopravvivere a questa nuova ondata di sfide interne ed esterne.