Con la Consulta in udienza per decidere sull’Italicum il profumo di elezioni politiche si fa più forte. E con esso, le tensioni nel Movimento 5 stelle. Il leader Beppe Grillo pubblica un post durissimo, in cui imbavaglia tutti gli eletti, perfino sui social network. Scrive dopo le dichiarazioni rilasciate da un esponente ortodosso di primo piano, Roberto Fico. “La linea politica del Movimento 5 stelle la decidono gli iscritti”, ammonisce i suoi, il programma “non sarà definito dai parlamentari”. Fico invece aveva detto che “sull’immigrazione varrà solo il programma che prenderà spunto dai nostri atti parlamentari e che verrà votato dagli iscritti sul web, non c’è post sul blog né mozione che valga”. Ma è colpevole anche di aver detto ad alcuni quotidiani “Dio ci scampi da Salvini e Trump”, mettendo insieme retroscena su possibili alleanze (smentiti dal blog) e dichiarazioni pro-Trump del leader a un giornale francese.
LA COMUNICAZIONE Grillo mette paletti, segna confini, ribadisce gerarchie: “Chi non sarà d’accordo con il programma definito dagli iscritti, potrà perseguire (se riuscirà a essere rieletto) il suo programma in un’altra forza politica. Sono gli iscritti a dettare la linea politica del Movimento, i portavoce devono semplicemente attuarla. I responsabili della comunicazione del Movimento 5 stelle sono Ilaria Loquenzi, Rocco Casalino e Cristina Belotti, rispettivamente alla Camera, al Senato e in Parlamento europeo, che si coordinano con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Tutte le uscite comunicative dei portavoce (partecipazioni a eventi, interviste alla tv, interviste ai giornali, post sui social network riguardanti l’azione politica del Movimento 5 stelle e simili) devono essere concordate assieme a loro. Altrimenti si rischia di cadere nelle trappole giornalistiche o di danneggiare l’immagine del Movimento 5 stelle con uscite goffe e maldestre. Chi danneggia l’immagine del Movimento 5 stelle può incorrere nelle sanzioni definite dal Regolamento: richiami e sospensioni. Non si fanno sconti a nessuno”.
C’E’ PURE TRUMP Quindi né ortodossi (da tempo in tensione con i vertici per gli scandali romani e i passi falsi in Europa), né ex componenti del direttorio, né attivisti della prima ora sono al riparo. A fronte dell’entusiasmo mostrato da Grillo per Trump, del ricorrente richiamo a regole più stringenti sull’immigrazione, e del fallito avvicinamento in Europa al gruppo pro-euro dell’Alde, qualche retroscena si è spinto a prefigurare un’alleanza M5s-Lega-Fdi, attribuendo la paternità dell’ipotesi a Davide Casaleggio e ai vertici dell’organizzazione. “Invenzioni”, è la linea ufficiale. Eppure Alessandro Di Battista, probabilmente autorizzato sente il bisogno di scrivere su Facebook un lungo post per ribadire che il M5s non fa alleanze e attaccare i giornalisti spiegando che “nessuno del M5s ha elogiato Trump”, interpretazione un po’ forzata del pensiero espresso da Grillo. E che il dibattito su alleanze o convergenze post-elezioni sia aperto lo testimonia forse anche il blog dello storico Aldo Giannuli: un esterno ma molto vicino al Movimento. Parla di “esagerazioni giornalistiche” ma aggiunge: “Magari qualcosa di vero c`è”, e lancia un avvertimento non meno duro, politicamente, del proclama anti-dichiarazioni di Grillo: “In politica alleanze e strategie non si decidono sulla fregola governista di qualche giovanotto”.