Quando la politica è “al soldo” dell’economia
LA NOTA Con la globalizzazione sta avvenendo il sogno del capitalismo sfrenato che impone le proprie regole sovvertendo anche quelle dell’economia
Quando la speculazione economica mondiale influenza il mondo politico e le sue scelte gestionali si può arrivare facilmente sulla strada del non ritorno. Sino a pochi decenni fa si combattevano due mondi: quello di estrazione sociale e quello del capitalismo sfrenato. E questa contrapposizione mitigava quella forma di capitalismo speculativo che voleva impossessarsi del mondo condizionandone la vita delle popolazioni per arricchirsi sempre più. Oggi con la globalizzazione sta avvenendo il sogno del capitalismo sfrenato che impone le proprie regole sovvertendo anche quelle che in economia erano le basi della macroeconomia e della microeconomia per la gestione dell’economia di scala degli Stati e del vivere dei cittadini. Così se il prezzo del petrolio diminuisce sempre di più i vantaggi non si vedono. Anzi a livello mondiale sembra che sia una iattura che il barile è ormai stabilmente al di sotto dei 30 dollari trascinando al ribasso tutte le borse dei 5 continenti. Un tempo se il costo delle materie prime diminuiva, ed il greggio è il capofila, il comparto industriale e produttivo generava sviluppo e il costo della bolletta energetica garantiva risparmi che si ribaltavano sui consumatori e anche sui costi generali degli Stati.
Oggi invece sembra che tutto funzioni al contrario. Più i prezzi salgono più l’economia mondiale va meglio. Che stranezze. Eppure la logica economico-finanziaria, sia in macroeconomia che in microeconomia, presume che il calo dei costi delle materie prime genera il rilancio produttivo. Ed invece sembra che a chi comanda la ‘macchina’ mondiale questa piccola regola matematica non è più gradita. Così il potere economico ‘speculativo’ non vuole cedere e pertanto il conto lo deve far pagare ugualmente ai cittadini e ai piccoli risparmiatori. Ad iniziare dal costo dei carburanti per proseguire col bruciare miliardi e miliardi di denaro coi crolli di tutte le borse. Tanto i grandi gruppi finanziari, cioè le multinazionali dell’economia che si sono impadronite del settore industriale e produttivo, anche quando la borsa gira al ribasso ci guadagnano lo stesso. Tornando al costo del greggio: il costo alla pompa dei carburanti sembra non abbia avuto alcuna ripercussione palpabile dal ribasso del costo del petrolio al di sotto dei 30 dollari. E il potere politico, condizionato dal potere economico, sta a guardare e non controlla ne interviene. Sicuramente al governo Renzi fa comodo questa situazione: più i prezzi sono alti alla pompa più ci guadagnano le casse dello Stato grazie alle tasse, alle imposte, alle accise e a tutti quei balzelli che vi sono su un litro di carburante. A pagare tanto è pantalone. MRD