La politica non può infiltrarsi nella Giustizia: Gasparri chiede un’ispezione per Patronaggio
Il capogruppo di Forza Italia al Senato: “Ho appena inoltrato al ministro della Giustizia un’interrogazione a carico del magistrato. Ecco quanto scriveva la toga sul quotidiano ‘Avvenire’
Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha recentemente espresso forti critiche nei confronti del magistrato Luigi Patronaggio, accusandolo di politicizzarsi e di oltrepassare i confini della sua funzione. “Ho appena inoltrato al ministro della Giustizia un’interrogazione per chiedere un’ispezione a carico del magistrato Luigi Patronaggio”, ha dichiarato Gasparri, evidenziando come l’articolo di Patronaggio, pubblicato su un noto quotidiano, contesti le politiche di immigrazione del governo con “affermazioni incredibili, sorprendenti e non fondate sulla verità”.
Politicizzazione della magistratura
Gasparri ha sottolineato che il comportamento di Patronaggio “si configura proprio come una condotta ostile rispetto ai principi fondamentali dell’ordinamento”. Secondo lui, tali atteggiamenti non solo minano la stabilità dello Stato nella gestione dell’immigrazione, ma mettono anche in discussione l’indipendenza della magistratura stessa. “Personaggi del genere rendono lo Stato più incerto nel contrasto a fenomeni che, invece, vanno gestiti e affrontati con determinazione”, ha aggiunto.
Riflessioni sul ruolo dei magistrati
Il capogruppo di Forza Italia ha messo in evidenza che la recente assoluzione di Matteo Salvini a Palermo conferma le sue valutazioni precedenti, affermando che “Salvini aveva agito nel rispetto delle norme”. Gasparri ha denunciato come una decisione politica basata su “valutazioni errate” abbia aperto la strada a un processo che il magistrato stesso auspicava. “Patronaggio andrebbe allontanato dall’ordinamento giudiziario”, ha affermato, esprimendo scetticismo riguardo all’operato del Consiglio Superiore della Magistratura, ritenuto prigioniero di correnti politiche di sinistra.
In sostanza, Gasparri rivendica il diritto di esprimere pubblicamente le sue preoccupazioni riguardo alla politicizzazione della magistratura. “Di fronte a certe vicende rivendico il diritto di parlare pubblicamente”, ha dichiarato, promettendo di continuare a denunciare le affermazioni di Patronaggio anche nell’aula del Senato.
Ecco quanto scriveva sul quotidiano ‘Avvenire’ Luigi Patronaggio lo scorso 29 dicembre
“Lungi dal commentare una sentenza le cui motivazioni non sono state ancora depositate e nella quasi certezza che le motivazioni della stessa saranno sorrette, sia in punto di fatto che in diritto, da una loro intrinseca ed inappuntabile coerenza, ciò che mi spinge a scrivere queste righe – non senza esitazioni e nella piena consapevolezza di espormi a critiche e censure – è l’amara constatazione che il contrasto all’immigrazione clandestina a partire dal 20 dicembre scorso non sarà più lo stesso. Non sarà più quello che, pur nella severità dei controlli dovuti per la sicurezza nazionale, ha contraddistinto l’Italia come un Paese di accoglienza rispettoso del diritto delle genti e del mare, dei trattati internazionali e della Costituzione repubblicana”.
“Va ricordato, infatti, che la Costituzione, memore di essere stata l’Italia una terra di migranti e di perseguitati politici, afferma in modo netto il diritto di asilo e riconosce, come ripetutamente affermato dal Giudice delle Leggi, in determinate situazioni, la protezione umanitaria internazionale. Questa amara considerazione non ha nulla a che vedere con le ragioni giuridiche che hanno spinto i giudici di Palermo ad assolvere l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini; si fonda sull’uso distorto e propagandistico che tale sentenza sta subendo da più parti. La Corte costituzionale e la Corte di cassazione hanno più volte affermato che il contrasto all’immigrazione clandestina non possa prescindere dal rispetto degli human rights”.
“L’amarezza nasce dalla vulgata secondo cui, d’ora in poi, per difendere i confini nazionali sarebbe legittimo imporre fantasiosi quanto impraticabili blocchi navali. Queste mie amarezze non sono frutto della fantasia di un giurista di parte; si fondano su diverse sentenze della Corte costituzionale e della Corte di cassazione. In un Occidente democratico, sentire il più importante degli uomini politici statunitensi parlare impunemente di volere porre in essere ‘la più grande deportazione di massa’ mette i brividi.
Chiudere i porti a disperati che fuggono da guerre e carestie non ha nulla a che fare con una seria lotta ai trafficanti di esseri umani. I grandi criminali internazionali non sono gli scafisti occasionali arrestati nei ‘mattinali’ delle Questure costiere; sono potenti delinquenti protetti da governi e milizie. Mi rendo conto quanto impopolari siano queste mie osservazioni. In un mondo sempre più violento e mistificatore, continuo a credere nella forza del diritto sul diritto alla forza”.