Polizia mette sigilli a quasi tutti i seggi. L’Ue: referendum illegale, Spagna non è dittatura

30 settembre 2017

Le forze dell’ordine hanno messo i sigilli alla maggior parte dei seggi ufficiali dove domani si svolgera’ il referendum illegale per la secessione della Catalogna da Madrid. “Solamente in alcuni” degli edifici pubblici (2.315) trasformati in seggi ci sono persone in fila per presidiare i locali ed impedire alla polizia di chiuderli entro le 6 di domani mattina, come ordinato dai giudici Il problema e’ che il presidente della Generalitat (regione autonoma) catalana, Carles Puigdemont, ed i suoi sostenitori indipendentisti, hanno organizzato un rete di seggi ufficiosi dove chi vorra’ votare per l’indipendenza, potra’ esprimere il suo scontato si’. Per il referendum catalano il problema centrale – a parte la loro legittimita’ – e’ che non e’ prevista una soglia minima, per cui in teoria anche se un solo catalano andasse a votare e si esprimesse per il si’, secondo l’attuale presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, il 3 ottobre lui sarebbe il presidente della Repubblica di Catalogna. In mattinata, quattro agenti della Guardia Civile spagnola, in borghese, sono entrati al Centro per le Telecomunicazioni della Generalitat, a L’Hospitalet, per far rispettare l’ordine del tribunale di disattivare 29 applicazioni che potrebbero essere utilizzate per contare i voti al referendum di domani sull’indipendenza della Catalogna o per il suffragio elettronico. Il magistrato Mercedes Armas ieri aveva ordinato alla Generalitat di sospendere i servizi informatici attivati per facilitare il voto elettronico al referendum fissato per domani, che prevedono 29 diverse applicazioni.

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Tra i servizi che il magistrato ha richiesto di sospendere, riferisce il quotidiano El Mundo, figurano il censimento dei disabili, l’applicazione per la consultazione dei funzionari eletti (Municat), i registri degli atti elettorali, il nuovo sistema di gestione delle elezioni sindacali e la registrazione dei catalani all’estero. “Stiano tutti tranquilli, domani voteremo”, replica il portavoce del governo catalano, Jordi Turull, alla decisione delle autorita’ di Madrid di bloccare tutte le attivita’ internet collegate al referendum per l’indipendenza. Secondo Turull il blocco effettuato dalla Guardia Civil al Ctti, il centro di telecomunicazioni catalano, “non compromette la logistica del referendum, semmai impedira’ i servizi per i cittadini. Lunedi’ e’ martedi’ la generalita non avra’ gli archivi e questa e’ una dimostrazione ulteriore della sproporzione con cui lo Stato sta cercando di impedire e di reprime affinche’ non si celebri il referendum”. Anche l’Europa scende in campo. “Per quanto riguarda la Spagna, il referendum catalano e’ un referendum illegale, e’ stata una scelta fatta contro il Parlamento catalano perche’ e’ stata presa non a maggioranza, ma con le forze che si opponevano che lasciavano l’Aula – ha detto il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani -. Bisogna trovare un accordo, ma non credo che la Spagna sia un regime dittatoriale a cui ribellarsi richiamandosi a principi di liberta’. Non e’ la Germania anni ’30 e non e’ l’Unione Sovietica”, ha concluso Tajani. Per Julian Assange, fondatore di Wikileaks, invece, tra Barcellona e Madrid è esplosa “la prima guerra mondiale via Internet dal momento che il popolo ed il governo lo usano per organizzare il referendum di domenica e l’intelligence spagnola blocca i link, occupa gli edifici di telecomunicazioni, censura migliaia di siti web”.

“Quello che sta succedendo in Catalogna – ha sottolineato ancora l’attivista, che da quattro anni vive nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire alle richieste di estradizione degli Stati Uniti – è il più significativo conflitto in Occidente tra il popolo e lo Stato dalla caduta del Muro di Berlino, ma i suoi metodi sono quelli del 2017, da server, reti Vpn, chat criptate, fino alla sorveglianza e alla censura su internet e alla propaganda a colpi di bot”. Nei giorni scorsi, a più riprese, il fondatore di Wikileaks ha preso posizione più volte a favore del referendum sull’indipendenza. Sull’altro fronte, quello “spagnolo” se così si può dire, si registrano migliaia di persone in piazza in tutta la Spagna per manifestare per l’unita’ del Paese e la legalita’ costituzionale. Per le strade di Madrid, Valencia, Gijon e nella stessa Barcellona moltissimi cittadini spagnoli stanno manifestando la loro contrarieta’ al referendum per l’indipendenza catalana. A Madrid il corteo si e’ dato appuntamento nella centralissima piazza de Cibeles dove migliaia di persone hanno rivendicato l’unita’ della Spagna al grido di ‘Espana unida jamas sera’ vencida’. Cori anche contro il presidente catalano Carles Puigdemont e a favore della Guardia Civil. In centinaia hanno manifestato anche a Gijon, a Santander, a Palma de Mallorca, a Siviglia e a Alicante. A Barcellona diverse decine di persone si sono concentrate di fronte al palazzo della generalita’, nella piazza San Jaume, con bandiere spagnole e cori contro il referendum separatista.

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PARTITURA SEGRETA PER REFERENDUM PROIBITO

In Catalogna la tradizione dei cori e delle scuole di musica è molto forte e risale all’800 con la creazione dell’Orfeò Català: non sorprende quindi che negli ultimi giorni si siano moltiplicati nelle città catalane concerti di piazza di musica classica e popolare a sostegno del referendum per l’indipendenza proibito da Madrid. Davanti alla Cattedrale di Barcellona si è tenuto il più grande, con 3000 fra musicisti e cantanti che hanno interpretato canzoni e melodie della tradizione popolare. Ma la passione musicale si è espressa anche con ironia sui social network. Qui, a seguito della chiusura da parte della guardia civil spagnola di decine di siti web catalani con le istruzioni di voto, sono circolate istruzioni metaforiche in chiave concertistica, che recitano così: “Alle 7 tutti convocati nelle sale da concerto (in riferimento ai seggi). Alle 9 comincia il concerto… Conviene portare da casa partiture (il riferimento è alle schede) … Se il suono disturba qualcuno e chiedono di smettere di suonare, ci siederemo per terra all’ingresso dell’auditorio, ma senza litigare con nessuno….”. (Image Credit: Youtube Manel Lucky, Kilibot).

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Il ministero dell’Interno spagnolo riferisce che sono chiusi la maggior parte dei seggi ufficiali dove domani si svolgera’ il referendum illegale per la secessione della Catalogna da Madrid. “Solamente in alcuni” degli edifici pubblici (2.315) trasformati in seggi ci sono persone in fila per presidiare i locali ed impedire alla polizia di chiuderli entro le 6 di domani mattina, come ordinato dai giudici Il problema e’ che il presidente della Generalitat (regione autonoma) catalana, Carles Puigdemont, ed i suoi sostenitori indipendentisti, hanno organizzato un rete di seggi ufficiosi dove chi vorra’ votare per l’indipendenza, potra’ esprimere il suo scontato si’.
Per il referendum catalano il problema centrale – a parte la loro legittimita’ – e’ che non e’ prevista una soglia minima, per cui in teoria anche se un solo catalano andasse a votare e si esprimesse per il si’, secondo l’attuale presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, il 3 ottobre lui sarebbe il presidente della Repubblica di Catalogna. (AGI) Gis

 

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