“Guerra” linguistico-protocollare fra presidenza della Repubblica e Senato sulla definizione al maschile o al femminile della seconda carica della Repubblica ricoperta per la prima volta nella storia repubblicana da una donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che da oggi è anche titolare di un mandato esplorativo a tempo sulla formazione del nuovo Governo. La disputa è diventata palese appunto con il mandato affidato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Casellati.Tanto nella convocazione scritta al Colle quanto nel testo del mandato conferito dal capo dello Stato scritto e letto pubblicamente dal Segretario Generale Ugo Zampetti il Quirinale ha definito Casellati “la presidente” del Senato, attenendosi a questo all’indicazione protocollare voluta da Laura Boldrini nella scorsa legislatura per l’istituzione parlamentate e trasposta come disposizione messa nero su bianco per la Pubblica Amministrazione dalla Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Maria Elena Boschi.
Fin dal giorno della sua elezione, di contro, il protocollo del Senato in questa legislatura si è da subito adeguato alla richiesta fatta pubblicamente a mezzo stampa da Maria Elisabetta Alberti Casellati, poco dopo l’elezione al massimo scranno, di tornare alla stagione pre-Boldrini ed essere definita “il presidente”. Dicitura utilizzata anche per diramare il calendario di quelle stesse consultazioni il cui mandato è stato poche ore prima conferito dal Quirinale a “la presidente”.