La proposta di Confindustria: privatizzare strade e autostrade
SICILIA ANNO ZERO “Dobbiamo restare a guardare una Sicilia che cade a pezzi o pensiamo di cambiare rotta?
“Un Accordo di programma quadro sul trasporto stradale fermo al 2002, un piano regionale dei trasporti da aggiornare e la mancanza di manutenzione delle rete infrastrutturale. E’ questo il quadro drammatico nel quale si inserisce l’ennesima beffa ai danni della Sicilia: il sequestro del viadotto Cinque archi, gia’ chiuso dall’Anas lo scorso 7 maggio, ma ora sequestrato dalla Procura di Caltanissetta, che ha aperto una inchiesta contro ignoti per attentato alla sicurezza dei trasporti. E a pagarne le spese sono sempre cittadini e imprese”. Lo sostiene Confindustria Sicilia secondo la quale il crollo del viadotto Himera dell’autostrada Palermo-Catania starebbe costando intando all’economia siciliana qualcosa come un milione di euro al giorno: “Un caso estremo di malagestione, visto che quella frana era in moto da un decennio e che nonostante le segnalazioni nessuno ha mai pensato di intervenire, che fa il paio con una rete stradale che fa acqua da tutte le parti: dalle autostrade, alle strade statali e provinciali dell’Isola, con situazioni di particolare gravita’ nelle aree interne, molte delle quali sostanzialmente isolate rispetto alla rete primaria. E quella che e’ mancata e’, soprattutto, una manutenzione quanto meno di base che avrebbe evitato lo stato di impraticabilita’ e di assoluta insicurezza di molte importanti arterie”.
“La domanda da porsi, a questo punto, e’ una sola – dice Giorgio Cappello, presidente della Piccola Industria di Confindustria Sicilia -: dobbiamo restare a guardare una Sicilia che cade a pezzi o pensiamo di cambiare rotta? Perche’ non cominciare a studiare un piano di privatizzazione della rete infrastrutturale dell’Isola, cosi’ come avviene gia’ in altre Regioni d’Italia, in modo da garantire migliori servizi ai cittadini, rispondendo solo a una logica di mercato?”. Di certo per gli industriali siciliani “lo stato dell’arte e’ sconfortante”. “Ad oggi, infatti, – prosegue Confindustria – non e’ nemmeno stato stipulato quello che viene definito ‘Apq rafforzato strade’, con tutto quello che ne consegue in termini di assenza di capacita’ programmatica. Attualmente, e rispetto a quanto previsto dall’Apq del 2002 e’ stata completata solo l’autostrada Catania-Siracusa. Per il resto, i lotti 6, 7 e 8 dell’A18 Siracusa-Gela sono stati inseriti nella scheda dei Grandi Progetti del Po Fesr 2007-2013, con una dotazione finanziaria di 262 milioni di euro e sono stati avviati i lavori; il completamento dell’itinerario Agrigento-Caltanissetta, anch’esso inserito tra i Grandi Progetti del Po Fesr 2007-2013, e’ in corso; mentre il completamento della Palermo-Agrigento, anch’esso in corso, e’ stato oggetto di rivisitazione con una drastica riduzione della portata dell’intervento progettato in origine”.
E ancora: “Rispetto alla previsione dell’Apq del 2002 mancano due direttrici che avrebbero dato un contributo importante al sistema produttivo e ai cittadini sul piano della sicurezza e della logistica, ossia la Catania-Ragusa e la Nord-Sud Santo Stefano di Camastra-Gela, opera che la Regione ha, inopportunamente, deciso di definanziare nella rimodulazione del Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013 e che, se fosse stata realizzata nei tempi in cui era stata considerata, avrebbe consentito oggi di ovviare all’isolamento in cui si e’ venuta a creare la Sicilia a causa della frana sul viadotto Himera. Altra storia quella della Catania-Ragusa, esclusa dal Piano delle infrastrutture strategiche contenuto nel Def del 10 aprile scorso benche’ opera in project financing, ma che, secondo quanto dichiarato due settimane fa dal ministro delle infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, verra’ comunque realizzata. In quanto tempo, pero’, non e’ dato sapere. E intanto per le imprese continua la conta dei danni”, concludono gli industriali siciliani.