La querelle, nuovo Senato e incompatibilità consiglieri regionali. Zeller: problema inesistente

RIFORMA COSTITUZIONALE Il capogruppo per le Autonomie a Palazzo Madama in merito alla polemica ripresa da alcuni quotidiani

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“La tesi dell’impossibilita’ di costituire il nuovo Senato con rappresentanti delle Regioni speciali fino alla modifica dei rispettivi statuti e’ suggestiva ma non convince. L’incompatibilita’ della carica di consigliere regionale con quella di membro di una delle Camere, contenuta nei diversi Statuti speciali, non pone alcun problema. Cio’ perche’ la presente riforma costituzionale deroga alle norme precedenti, anche costituzionali, laddove queste siano incompatibili con la nuova struttura e composizione del Senato”. Lo afferma Karl Zeller, capogruppo Per le Autonomie al Senato, in merito “alla polemica, ripresa anche da alcuni quotidiani, sulla presunta incompatibilita’ dei consiglieri delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome con la carica di senatori nel nuovo Senato tracciato dalla riforma costituzionale”.

Zeller specifica che “la clausola di salvaguardia prevista all’art.39 comma 13 del testo di riforma costituzionale prevede esclusivamente la non applicazione del titolo V della Costituzione (riparto competenze ecc.) alle autonomie speciali, mentre le altre parti della riforma, tra cui evidentemente anche quella relativa alla composizione del Senato, si applicano direttamente e immediatamente anche nelle Regioni speciali”. Negli attuali Statuti speciali – fa notare ancora – sono gia’ oggi contenute diverse norme divenute inapplicabili dopo l’entrata in vigore della riforma costituzionale ‘federalista’ del 2001. In tale occasione era stato, ad esempio, abrogato il visto governativo sulle leggi regionali, modificando tuttavia solo il relativo articolo della Costituzione mentre il visto predetto e’ tutt’ora presente negli statuti speciali vigenti. Benche’ successivamente gli Statuti speciali non siano mai stati adeguati alla riforma del 2001, a nessuno sarebbe venuto in mente di sostenere che per le regioni statuto speciale il controllo del governo sulle leggi regionali sia rimasto in vigore. Da ben 15 anni tali norme non vengono piu’ applicate perche’ appunto divenute obsolete in forza del principio dellabrogazione implicita”. “Comprendo gli sforzi di tanti esponenti del fronte del No di trovare interpretazioni cavillose al solo fine di dimostrare le presunte debolezze della riforma. Tuttavia, e’ fuori dubbio che secondo le regole ermeneutiche le norme devono essere interpretate affinche’ abbiano un senso e siano applicabili e non viceversa”. Zeller tiene, infine, a sottolineare che “il Parlamento ha scelto di non toccare, nella riforma costituzionale, le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano perche’ la maggior parte di queste, in primo luogo le autonomie speciali del Nord, sono esempi di buon governo. In seguito ai recenti accordi finanziari con il governo nazionale, queste autonomie contribuiscono, inoltre, in modo significativo al risanamento della finanza pubblica nazionale e in misura maggiore di tante altre regioni ‘ordinarie’. L’autonomia della Provincia autonoma di Bolzano – conclude – e’ peraltro garantita da un accordo internazionale in ragion del quale la sua abrogazione o anche solo una modifica in peius non sarebbe nemmeno possibile”.