C’è anche l’autosospensione della sindaca di Roma Virginia Raggi tra le ipotesi che il leader M5S Beppe Grillo sta considerando come epilogo del caos a Roma. Ma soprattutto, da parte di Beppe Grillo c’è la paura che la sindaca grillina possa essere travolta dall’inchiesta che ha portato in carcere, tra gli altri, il suo fedelissimo Raffaele Marra. In queste ultime ventiquattr’ore Grillo ha ha effettuato decine e decine di “calde” telefonate ai big del M5s, ma non solo. Unico comune denominatore sta nel fatto che la Raggi non può più continuare senza allontanare il suo capo della segreteria politica Salvatore Romeo.
LA LETTERA E tra le proposte contenute nell’agenda di Grillo – come detto – c’è quella dell’autosospensione della sindaca in attesa che si faccia luce sulle inchieste. Il fatto è che il leader M5s è preoccupato che la Raggi possa essere travolta dall’inchiesta. Grillo avrebbe fatto riferimento ad una “lettera” – dicono i bene informati – pronta per sfiduciare la sindaca togliendole il simbolo del M5S e avrebbe lanciato un messaggio ai consiglieri M5S del Campidoglio affinché siano inflessibili con Raggi. “Romeo dobbiamo levarcelo”, avrebbe affermato senza mezzi termini il comico genovese rimarcando il sue ‘niet’ ad un eventuale ritorno anche di Paola Muraro. Dunque, s’incrina il rapporto tra la Raggi e il MoVimento Cinque Stelle. Di certo, finora la Raggi tiene sotto scacco Grillo e i suoi discepoli e – purtroppo per i romani – l’amministrazione capitolina. Intanto ieri sera anche i consiglieri pentastellati si sono riuniti ma nella maggioranza mancherebbe compattezza. Secondo le prime indiscrezioni se il sindaco si mostrasse irremovibile nel non voler sciogliere il “Raggio magico” una parte sarebbe pronta a chiedere le dimissioni del primo cittadino. Sul piatto il ritiro delle deleghe al vicesindaco Daniele Frongia, ed al capo della segretaria politica Salvatore Romeo. In ballo anche l’incarico di Renato Marra (fratello Raffaele) capo della direzione turismo.
PIZZAROTTI In queste ore gongola uno dei principali ex esponenti grillini cacciati dal Movimento. Secondo Federico PIzzarotti, sindaco di Parma, il problema principale che la Raggi deve affrontare è quello del gruppo in consiglio comunale che “non mi risulta sia stato mai unito o allineato con il sindaco Raggi”. “Dipende dai consiglieri comunali, noi a Parma – ha aggiunto – abbiamo sempre avuto una maggioranza compatta, sempre stata, come gruppo, contenta e coesa anche nei momenti difficili”. “Noi lo avevamo detto – ha dichiarato l’ex esponente del M5S – che o si affrontano le problematiche o il Movimento ne paga le conseguenze. E qua inizia a esserci una conseguenza importante”. In altre parole, secondo Pizzarotti “si è perso il rispetto delle regole, anche in queste ore non è dato sapere cosa è stato deciso e chi sta decidendo. L’onestà non è un logo, non penso che la demagogia costruisca fondamenta solide per governare l’Italia”.
L’OPPOSIZIONE “Conoscendo Grillo – ha osservato – dico che non si può immaginare niente. Lui, Casaleggio, il direttorio, cioè le persone di più alta visibilità sono imperscrutabili. Come a me non hanno risposto in 120 giorni, non so cosa faranno a Roma”. A guidare l’opposizione alla linea della sindaca Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina e candidato sindaco prima di Raggi, da sempre vicino all’opposizione interna alle scelte della sindaca, e Paolo Ferrara, il capogruppo pentastellato in Aula Giulio Cesare che ha raccolto in prima persona ieri sera all’hotel Forum la rampogna di Beppe Grillo rispetto all’omesso controllo dei consiglieri rispetto alla sindaca. Grillo ha preso un treno verso le sei per Genova, ma è stato molto chiaro: il caso Roma andrà affrontato e risolto in tempi rapidi, prima che danneggi ancora la credibilità del M5S come forza di Governo per il Paese. E se per farlo bisognerà fare a meno di Raggi, nel Movimento saranno più tanti ad impedirlo.