di Maurizio Balistreri
“Io non do importanza alla decisione della Consulta, anche se dice sì, noi siamo pronti a cambiare” l’Italicum “se serve”. E alla fine anche Matteo Renzi si arrese. In realtà è un po’ che il premier parla della possibilità di modificare la legge elettorale. Ma ora c’è un’apertura. “Un’apertura vera”. Il premier prova così a conquistare la minoranza del suo partito che, proprio stamattina, attraverso Roberto Speranza, aveva lanciato una sorta di ultimatum: si cambi l’Italicum o voteremo “no” al referendum. A stretto giro di posta arriva la risposta di Renzi. “Una legge elettorale si può cambiare in 3 mesi, in 5 mesi, una riforma costituzionale no. L’Italicum non piace? E che problema c’è, discutiamola, approfondiamola, ma facciamo una legge elettorale migliore di questa, non accetteremmo mai una legge elettorale peggiore di questa. La mia apertura è vera, sincera”.
F I Forza Italia sgancia il primo missile. A Parlare Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati con un post su Facebook. “#Italicum #Renzi #governo Tutti ricordiamo la determinazione con la quale il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, e l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vollero ad ogni costo questa legge elettorale. La disegnarono ad immagine e somiglianza del loro Partito democratico che aveva sfondato, alle elezioni europee, il muro del 40% grazie alla mancia propagandistica degli 80 euro. Il primo grande imbroglio di Renzi”. “Povero Renzi – sono ancora le parole di Brunetta – davvero un uomo senza dignità. Sarebbe capace di qualunque giravolta pur di restare attaccato alla poltrona. Ma che se ne fa il Paese di un premier così? La politica è servizio al Paese, non servizio al premier e alla sua cadrega. Doveva rottamare il mondo ma è stato il mondo a rottamare lui. Come gli ultimi giorni di Pompei, ormai sono gli ultimi giorni di Matteo Renzi. Panta rei. Tutto scorre. Non ha cambiato nulla e nel delirio finale sta rottamando le sue stesse riforme”.
NCD “Noi siano per cambiare l’Italicum e per farlo con una maggioranza la piu’ larga possibile che sembra delinearsi, perche’ ci sono tante forze in campo, disponibili e pronte a cambiarlo. Siamo assolutamente pronti a modificare la legge elettorale, non perche’ non ci piaccia questa, ma perche’, poiche’ non e’ mai stata applicata ed e’ migliorabile, miglioriamola. Ed e’ un’occasione il fatto che siano in tanti pronunciarsi esattamente in questa direzione”. Lo dice il leader Ncd Angelino Alfano. “Sono a favore – ribadisce il ministro dell’Interno – di una modifica dell’Italicum. Non ne abbiamo mai fatto un motivo di ricatto, anche, perche’ noi questo Italicum l’abbiamo votato e non lo rinneghiamo. E’ migliorabile non e’ mai stati usato… se si puo’ migliorare prima del primo uso, potrebbe essere una buona occasione”.
SI “E’ davvero sorprendente il modo in cui l’ex Presidente della Repubblica Napolitano elude i solidi argomenti merito e di metodo che sempre piu’ si stanno affermando contro la modifica Renzi-Boschi della Costituzione, riducendoli a una esasperata contrapposizione personale al Presidente del Consiglio”. Lo afferma Alfredo D’Attorre,parlamenentare dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana.
PD “Il tempo è finito”, da Renzi a Catania “mi aspetto parole chiare, non si può continuare a scaricare la responsabilità sul Parlamento”. Così, Roberto Speranza, esponente della minoranza dem, torna a chiedere che si cambi l’Italicum, pena il no al referendum. “Al Pd, con 400 parlamentari – dice – spetta la responsabilità più grande. Renzi ha fatto qualche passo avanti, ora deve fare quello definitivo per evitare che il referendum spacchi il Paese. Deve aprire alle modifiche ma sul serio. Sarò anche io a Catania e mi aspetto dal segretario una svolta”.
NAPOLITANO “Con quello che succede nel mondo e quello che ha sulle spalle l’Italia, è davvero surreale l’infuriare di una guerra sul referendum costituzionale”. Lo dice l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Credo si comprenda che mettere (alla cieca) a rischio la continuità e l’azione del governo – aggiunge – oggi esponga il Paese a serie incognite in termini di convulsione politica e istituzionale”. L’ex capo dello Stato sottolinea poi: “La riforma non è né di Renzi né di Napolitano, ma è quella su cui la maggioranza del Parlamento ha trovato l’intesa. E importanti sono le novità che contiene, nelle quali perciò mi riconosco in coerenza con le tesi da me a lungo sostenute”.