La retromarcia della von der Leyen sul Green Deal, un terremoto verde che sconvolge l’Europa

Il primo atto di questa rivolta normativa è il ‘Competitiveness Compass’, un documento che promette di alleggerire il carico burocratico sulle imprese come mai prima d’ora

Ursula Von der Leyen

Ursula Von der Leyen

In un drammatico voltafaccia che fa tremare le fondamenta del New Green Deal, l’Europa si appresta a rivedere, se non a smantellare, parte del suo ambizioso piano ecologico. Ursula von der Leyen, la stessa che aveva promesso mari e monti di sostenibilità, ora guida una controffensiva che potrebbe segnare la fine dell’era verde come la conoscevamo. Il colpo di scena è atteso per la prossima settimana, quando il Collegio dei commissari darà il via libera a una serie di misure destinate a cambiare il volto dell’Ue.

Il ‘Competitiveness Compass’

Il primo atto di questa rivolta normativa è il ‘Competitiveness Compass’, un documento che promette di alleggerire il carico burocratico sulle imprese come mai prima d’ora. Con tagli del 25% per i colossi industriali e del 35% per le PMI, questo piano è una vera e propria dichiarazione di guerra contro la burocrazia che ha soffocato la competitività europea. Ma a che prezzo?

Febbraio sarà il teatro della presentazione del ‘Pacchetto Omnibus’, una proposta legislativa che sembra pronta a fare piazza pulita della complessità normativa. Tra i suoi primi bersagli, la direttiva Csrd e quella sulla diligenza dovuta, due pilastri del Green Deal che ora potrebbero essere ridimensionati per favorire una corsa alla competitività. Ma questa semplificazione sarà davvero un balsamo per l’economia o piuttosto un veleno per l’ambiente?

Il civio dell’Ue: sostenibilità o competitività?

L’Europa si trova di fronte a una scelta epocale. Da un lato, la necessità impellente di non restare indietro nella corsa globale verso l’innovazione e la produttività; dall’altro, l’impegno solenne di combattere il cambiamento climatico. Con le forze conservatrici che premono per una deregolamentazione massiccia, il rischio è che la sostenibilità diventi una vittima sacrificale sull’altare della competitività.

Le bozze del ‘Competitiveness Compass’ sono attualmente sotto la lente della consultazione interservizi, ma voci interne parlano di un clima di soggezione verso la linea dura imposta dal gabinetto von der Leyen. Questo centralismo potrebbe soffocare il dibattito aperto, mettendo a rischio la democrazia del processo decisionale nell’Ue.

Il ‘Compass’ si appoggia sui pilastri dei rapporti di Letta e Draghi, che delineano una visione di un’Europa economicamente forte ma che non trascura l’ambiente. La comunicazione mette in guardia contro un declino gestito, invocando invece una rinascita economica basata su innovazione e sostenibilità. Ma la realtà potrebbe essere un’altra.

Il piano non solo promette una regolamentazione più snella e veloce ma anche una vera e propria rivoluzione nel mercato unico. Con un’attenzione particolare al capitale e alla ridefinizione delle Pmi, l’Ue sta cercando di ridisegnare il campo di gioco economico. Ma questa partita, chi la vincerà?

L’Ecofin e il dibattito infuocato

All’ultimo Consiglio Ecofin, l”Omnibus’ ha acceso un dibattito rovente. L’urgenza di semplificare, la necessità di non perdere di vista gli obiettivi ambientali, e la pressione per un’azione immediata hanno creato un cocktail esplosivo. Dombrovskis e Séjourné hanno cercato di navigare tra queste acque agitate, promettendo equilibrio tra competitività e sostenibilità.

L’Europa si trova a un crocevia storico, dove la retromarcia del Green Deal potrebbe segnare un punto di non ritorno. La domanda che rimane è: riuscirà l’Ue a mantenere la promessa di un futuro verde mentre si lancia in una corsa senza freni verso la competitività? Oppure, questa virata segnerà l’inizio di un’era di deregolamentazione che potrebbe condannare il pianeta a un futuro più grigio?