La ricetta di Franco: istruzione, investimenti, PA, imprese e Sud

Mentre con l’alto debito serve crescita ma anche linea prudente

Daniele Franco

“Se pensiamo alla storia del nostro Paese, la pandemia non cambia il termine delle nostre ricette sulle priorità”: istruzione, investimenti, ricerca e sviluppo, miglioramento del quadro regolatorio, efficienza della pubblica amministrazione, dimensioni delle imprese, recupero del Mezzogiorno sul resto del Paese. E’ l’elenco stilato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel suo intervento a conclusione del convegno “Due anni in trincea” della Fondazione Stensen, a Firenze. Tenendo presente che tra le eredità che si lascia alle spalle la pandemia di Covid, “la prima è negli effetti sul debito pubblico. Se guadiamo avanti – ha rilevato Franco – abbiamo un costo di servizio del debito relativamente basso, grazie alla politica monetaria. Ma sappiamo che i tassi tenderanno a salire, quindi serve cautela, un buon avanzo primario e, nell’immediato, più crescita” mantenendo una politica economica “prudente”.

Su questo il piano nazionale di ripresa e resilienza “è uno sforzo enorme e se tutto questo funziona l’impatto sull’economia può essere molto ampio”, ha proseguito. “Ci si attende dal piano una dinamica del Pil più elevata, una stima – ha aggiunto – è che nel 2026 potrebbe essere di 3,6 punti più elevato” rispetto a quello che sarebbe senza il Pnrr. “Sappiamo anche che la crescita viene dalle imprese, dal settore privato, dalla propensione a investire e a innovare”, mentre in Italia negli anni scorsi “la dinamica degli investimenti non è stata particolarmente buona”. “Per far crescere un paese con 60 milioni di abitanti non vi sono ricette miracolose: è un paese che ha bisogno di interventi molto pervasivi, molto strutturali. Sappiamo che deficit più alti non sono la soluzione, che non danno per forza una crescita più ampia. Ma che è fondamentale la qualità dell’intervento pubblico. E lì abbiamo molti margini di miglioramento”, ha concluso.