La riforma che sfianca Renzi e spacca FI
La riforma del Senato rischia di diventare il tormentone politico di questa estate 2014. Matteo Renzi la vuole, anzi la vorrebbe, a tutti i costi. L’aveva messa in cima ai suoi desideri – e progetti – dandola come fatta già a marzo. Poi è dovuto scivolare sempre più avanti, fino ad accontentarsi dell’ultima promessa, quella di farla approvare almeno in commissione entro la prossima settimana e farla così poi approdare in aula a palazzo Madama. Prima però ha dovuto affrontare – e cedere, almeno in parte – sul numero di sindaci che dovrebbero sedere nel nuovo Senato. E ora si trova a dover risolvere altri due problemi abbastanza complicati: l’immunità per i nuovi senatori e, soprattutto, l’elettività. Tema sul quale Ncd ha presentato un suo emendamento, con il quale ne chiede l’introduzione, e sul quale Forza Italia è spaccata. Anche se Berlusconi ha ribadito ai suoi che il “patto del Nazareno” sarà rispettato.
Ieri Matteo Renzi, rientrando da Bruxelles, ha incontrato alcuni parlamentari del Partito Democratico, e a loro ha ribadito comunque la sua intenzione di andare avanti sulla strada delle riforme. Anche per dimostrare all’Europa che l’Italia, stavolta, fa sul serio. “Questa settimana è la settimana chiave – ha ripetuto – sono previsti incontri con Forza Italia, Cinque stelle e i parlamentari Pd”. “Spero che adesso sia chiaro perché abbiamo modulato sui 1.000 giorni l’impegno – ha proseguito – perché questo e l’orizzonte di cui necessitiamo. Abbiamo fatto capire che siamo un Paese forte, che non va con il cappello in mano ma si fa rispettare. Adesso però la palla è tutta nel nostro campo. Tocca a noi in Italia fare le riforme se vogliamo la flessibilità dall’Europa”.
Ma il dibattito sulla nuova organizzazione del Senato non si placa. E proprio dal Pd è arrivato un nuovo attacco al premier. Attacco portato dal suo ex collega rottamatore – ma ormai in totale disaccordo con lui – Pippo Civati: “Sulle riforme Renzi deve smettere di rappresentare la vicenda come un derby tra chi le vuole e chi non le vuole. Le riforme le vogliamo tutti, bisogna capire quali, non c’è un riforma definita prima di cominciare”. “Su tre – ha proseguito – non c’è nessun disaccordo, mentre sulla questione di cosa fanno i senatori e chi li elegge c’è la possibilità di un confronto in Parlamento. C’è un’indicazione di partito ma c’è anche la sovranità del Parlamento, che Renzi non ha eletto”.