La Roma passa al magnate texano, intesa Pallotta-Friedkin
Il presidente dei giallorossi lascia col “grande rimpianto” di non aver vinto
Dan Friedkin sarà il nuovo proprietario della As Roma. Il magnate texano ha raggiunto un accordo verbale con James Pallotta e ora si attende l’ufficialità della avvenuta chiusura della trattativa, anche se le firme sui complessi contratti necessiteranno ancora di alcuni giorni. L’imprenditore texano di origine californiana rileva una quota di maggioranza delle azioni dall’attuale numero uno, James Pallotta, alla guida del club dall’agosto 2012. La valutazione complessiva dell’affare si aggira intorno ai 750 milioni di euro da cui detrarre l’aumento di capitale di 150 milioni e i debiti di circa 270 milioni di euro. È atteso un comunicato ma potrebbe essere solo tecnico-finanziario e non quello dell’annuncio definitivo che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Con un patrimonio personale di 4,1 miliardi di dollari, Friedkin è al 187° posto tra i più ricchi d’America e il numero 504 al mondo. L’azienda di famiglia ha l’esclusiva della distribuzione Toyota in cinque stati USA: Arkansas, Louisiana, Mississippi, Oklahoma e Texas, ma spazia anche nei resort di lusso e nel mondo del cinema dove lavora come produttore anche il figlio Ryan che ha legami con l’Italia proprio nel mondo del cinema ed è lui che avrà un posto importante nella Roma, affiancato da un uomo di fiducia del padre e dall’attuale Ceo, Guido Fienga. Da parte dei Friedkin è già stato stilato un piano quinquennale per il club in modo da portarlo a livelli sempre più alti, senza investimenti stile PSG, ma senza dover cedere i pezzi migliori della squadra ogni anno.
8 ANNI DI PALLOTTA, NESSUN TITOLO
A maggio scorso, in una lettera ai tifosi, aveva assicurato che sarebbe rimasto al comando della societa’ (“se qualcuno pensa di farmi scappare, questo non succedera’, non andro’ da nessuna parte”), che avrebbe passato piu’ tempo in citta’, che nessuno gli avrebbe impedito di “costruire una Roma grande e vincente”. Da allora James Pallotta non solo non si e’ mai visto nella Capitale, ma ha ormai deciso di cedere il passo vendendo la societa’ al texano Dan Friedkin. Si avvia cosi’ verso la conclusione l’era del tycoon di Boston, arrivato alla presidenza giallorossa nell’agosto del 2012 dopo il breve interregno di Thomas DiBenedetto. In otto anni Pallotta ha guidato un club in perenne trasformazione, in campo e fuori. A Trigoria si e’ registrato infatti un via vai di manager, ds, allenatori e giocatori. L’unica costante della sua gestione, anche se con ruoli diversi nel corso del tempo, e’ stata la presenza-consulenza di Franco Baldini.
La sua promessa di rendere grande la Roma e’ stata mantenuta solo a meta’, visto che la squadra non ha comunque messo in bacheca nessun trofeo (“un grande rimpianto” le parole di Pallotta), pur occupando stabilmente le prime posizioni in Serie A e conquistando anche una storica semifinale di Champions League. Certo, fuori dal campo la societa’ e’ cresciuta, si e’ strutturata seguendo l’esempio dei grandi club europei, ha aumentato il proprio valore. Nel progetto iniziale di Pallotta e’ mancato il passo finale, quello legato allo stadio di proprieta’. L’infinita attesa per il via libera per l’impianto di Tor di Valle alla fine ha spazientito i soci con cui ha investito nella Roma, costringendolo a valutare prima e intraprendere poi la strada della cessione. Per una grande fetta di tifosi, poi, Pallotta restera’ sempre il presidente che li ha etichettati come “fucking idiots”, l’americano che ha allontanato da Trigoria i romani e romanisti Totti e De Rossi, il businessman che per far quadrare i conti ha realizzato plusvalenze milionarie vendendo i pezzi pregiati della squadra al miglior offerente rimandando cosi’ l’appuntamento con la vittoria.