“Fermateci, se non lo fate voi, lo faremo noi”. Questa frase, pronunciata oggi dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Bruxelles, ha rappresentato il fulcro di un discorso carico di determinazione e di urgenza. Zelensky ha lanciato un appello chiaro e deciso ai leader europei, chiedendo loro di dare all’Ucraina i mezzi necessari per fermare l’avanzata russa, e ha fatto intendere che se non si agirà prontamente, l’Ucraina potrebbe essere costretta a prendere decisioni drastiche per difendersi.
Durante la conferenza stampa tenutasi alla fine del Consiglio europeo, Zelensky ha espresso la sua preoccupazione per l’evolversi della guerra e per l’eventualità che il sostegno europeo possa non essere all’altezza della minaccia posta dalla Russia. Due erano i punti chiave al centro del suo discorso: l’invio di artiglieria avanzata, soprattutto da parte della Germania, e un invito formale all’Ucraina per entrare nell’Alleanza Atlantica.
Uno dei temi cruciali sollevati dal presidente ucraino è stato quello della fornitura di armi a lunga gittata. Zelensky ha chiesto che i paesi europei, e in particolare la Germania, incrementino gli aiuti militari fornendo artiglieria pesante e missili a lunga gittata. Questi armamenti, secondo il presidente ucraino, potrebbero rappresentare un fattore decisivo per contrastare l’esercito russo e potrebbero anche essere utilizzati, se necessario, per colpire obiettivi militari in territorio russo.
L’idea di utilizzare tali armi per attaccare oltre i confini ucraini, tuttavia, non è priva di rischi politici e militari. Zelensky ha comunque sottolineato che l’uso di queste armi potrebbe essere vincolato a determinate condizioni, come la non aggressione diretta sul suolo russo, almeno fino a quando Mosca non avrà dichiarato ufficialmente la propria disponibilità a cessare le ostilità. L’eventuale invio di missili a lunga gittata potrebbe quindi servire come leva diplomatica, costringendo la Russia a riconsiderare la sua posizione.
Il presidente ha poi ribadito che un’Ucraina lasciata a sé stessa rischierebbe di cadere sotto l’influenza russa, con conseguenze non solo per Kiev, ma per tutta l’Europa. “La debolezza dell’Ucraina si tradurrebbe in una maggiore forza della Russia”, ha avvertito Zelensky, lanciando un monito ai leader europei affinché non sottovalutino le implicazioni di un supporto insufficiente.
Oltre alla questione militare, Zelensky ha toccato anche il tema dell’adesione dell’Ucraina alla Nato, un obiettivo che Kiev persegue con sempre maggiore convinzione. Nel suo discorso, Zelensky ha rivelato di aver discusso a lungo di questo argomento sia con il presidente americano Joe Biden che con altre figure di spicco della politica statunitense, tra cui la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump.
Secondo Zelensky, la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina potrebbe essere garantita solo attraverso l’ingresso nell’Alleanza Atlantica. L’alternativa, ha suggerito il presidente, sarebbe stata il riarmo nucleare, opzione che l’Ucraina ha deciso di non perseguire. “Alla Conferenza di Budapest del 1994, l’Ucraina fu l’unico paese a rinunciare alle armi nucleari”, ha ricordato Zelensky, evidenziando come la scelta pacifista di allora ora richieda una garanzia di sicurezza collettiva. In questo contesto, l’adesione alla Nato è vista come l’unico scudo efficace contro le mire espansionistiche della Russia.
L’ex presidente americano Trump, ha detto Zelensky, si è mostrato sensibile agli argomenti presentati dal leader ucraino, apprezzandoli, ma senza impegnarsi in modo esplicito. Tuttavia, le parole di Zelensky dimostrano chiaramente che la leadership ucraina ritiene il sostegno degli Stati Uniti cruciale per qualsiasi futura adesione all’Alleanza.
Durante la conferenza stampa, Zelensky ha anche offerto una panoramica sugli sviluppi interni alla Russia, con particolare riferimento al reclutamento delle truppe. Il presidente ucraino ha rivelato che, secondo le informazioni raccolte dai servizi segreti ucraini, la Russia starebbe incontrando sempre maggiori difficoltà nel reperire nuove reclute a causa dell’opposizione crescente dell’opinione pubblica al reclutamento di massa. Le recenti proteste in Russia contro la mobilitazione forzata sono solo l’ultimo segnale di un malcontento crescente verso la gestione della guerra da parte del presidente russo Vladimir Putin.
Per ovviare a questa crisi di reclutamento, la Russia starebbe addestrando contingenti di soldati non russi, in particolare provenienti dalla Corea del Nord. Secondo Zelensky, circa 10.000 soldati nordcoreani sarebbero attualmente in formazione per essere inviati sul fronte ucraino. Questa strategia, oltre a mostrare la determinazione di Putin nel proseguire la guerra, evidenzia anche le crescenti difficoltà della Russia nel mantenere un flusso costante di forze armate nazionali.
Mentre l’Ucraina combatte sul campo e cerca nuovi alleati, gli Stati Uniti continuano a consolidare le proprie relazioni con i principali partner europei. Il presidente americano Joe Biden incontrerà i leader di Germania, Francia e Gran Bretagna in un vertice a Berlino alla fine della settimana. Questo incontro, che vedrà la partecipazione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del presidente francese Emmanuel Macron e del primo ministro britannico Keir Starmer, sarà cruciale per definire le prossime mosse della Nato e dell’Occidente nel sostenere l’Ucraina.
L’impegno comune dei principali paesi occidentali a supportare l’Ucraina non solo militarmente, ma anche economicamente e diplomaticamente, è fondamentale per mantenere alta la pressione sulla Russia. Senza questo sostegno, la resistenza ucraina rischia di vacillare, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’Europa intera.
Il messaggio di Zelensky è stato chiaro e inequivocabile: l’Ucraina non può affrontare da sola l’aggressione russa. Ha bisogno di armi, di sostegno economico e di un percorso chiaro verso l’adesione alla Nato. Se l’Occidente non sarà pronto a fare la sua parte, l’Europa rischia di trovarsi nuovamente di fronte a un’espansione russa senza precedenti.
In un momento così critico, Zelensky ha fatto appello non solo alla solidarietà, ma anche alla determinazione dei leader europei e della Nato. Solo un impegno deciso potrà fermare la Russia, e solo attraverso un segnale forte e univoco Mosca potrà essere costretta a sedersi a un tavolo di trattative.