I bersaniani aprono al dialogo, Matteo Renzi gli sbatte la porta in faccia. Tutto in un paio d’ore di un pomeriggio di una domenica, ieri. Più che rottamare, l’ex premier sta demolendo partiti e coalizioni come una ruspa quando spazza via le case abusive e lascia attorno macerie. Così è accaduto in Sicilia, dove alle Regionali il centrosinistra rischia di uscerne con le ossa rotte, avendo alzato un muro contro la sinistra. Stesso scenario si intravede per le Politiche di primavera, stando ai fatti. Centrosinistra e sinistra non possono farne a meno di litigare. Fino a ieri, il loro collante è stato il tornado berlusconiano. Adesso pare non esservi meta. Si naviga a vista. E per non finire davanti a un iceberg, Roberto Speranza ha pensato di porgere una mano al segretario dem. “Sono pronto a incontrare Renzi – ha detto il bersaniano di ferro -. Vogliamo discutere nel merito di legge elettorale, di bilancio e delle politiche sbagliate di questi anni, e farlo subito”. Come dire “l’ultima occasione per capire se il filo si è definitivamente spezzato o si può ancora riannodare”. La risposta di Renzi all’apertura del parlamentare di Mdp, la prevede già Pier Luigi Bersani, ancora prima che l’ex premier intervenisse: “C’è da augurarsi che le risposte siano serie e non arroganti e propagandistiche – ha detto l’ex segretario Pd -. Sarebbe un punto di non ritorno”. E così, sembra essere andata, perché Renzi sul Rosatellum continua a ripetere che “non si torna indietro”. “Se quella di Speranza è una apertura seria, discutiamo”, partendo dalle “preferenze che stavano nell’Italicum e non piu’ nel Rosatellum”, ha detto Renzi. In altri termini, per il segretario Pd, “rimettere in discussione la legge elettorale oggi è molto difficile, sembra il tentativo di ricominciare daccapo e ciò significherebbe rinunciare alla stessa legge elettorale”.
Per dirla con Speranza, il filo sembra definitivamente spezzato. Apriti cielo. Il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, ha definito l’iniziativa di Speranza una “provocazione”, sottolineando che, se si vuol dialogare la prima cosa che Mdp deve fare è di votare il Rosatellum. Altra strada sbarrata. Ci ritenta un altro esponente Mdp. “Se in quel partito c’e’ ancora la volonta’ di evitare il suicidio definitivo e una vittoria a valanga della destra – ha sottolineato Alfredo D’Attorre – il primo indispensabile passo e’ rinunciare a blindare il Rosatellum al Senato e modificare almeno gli aspetti piu’ assurdi e autolesionistici della legge”. Pd irremovibile, con la legge elettorale “non si torna indietro”. Il sospetto dei bersaniani è che Renzi stia lavorando a una coalizione, da mettere in campo dopo le elezioni, per governare con Silvio Berlusconi. Da qui il tentativo di Speranza di ‘snidare’ Renzi tentando il tutto per tutto sulla legge elettorale, introducendo meccanismi che garantiscano di più la rappresentatività e il voto disgiunto. Intanto, i malumori nel Pd continuano a lievitare. D’altronde, i nodi da sciogliere non sono solo legge di Bilancio e legge elettorale, ma anche – se non soprattutto – le future alleanze in vista delle Politiche. Non a caso il leader della minoranza dem, Andrea Orlando, ha esortato il Pd – e con esso il suo segretario – a dare seguito a quanto deciso nell’ultima direzione del partito, con il via libera alla relazione di Renzi in cui si sottolineava che l’avversario da battere non è chi è uscito dal partito. Ma Renzi tira dritto. Continua a viaggiare in un treno che inspiegabilmente non farà tappa in Sicilia, dove per il Pd è in gioco una importante – se non vitale – partita, in vista delle elezioni del 5 novembre. La sensazione è che annusando aria di sconfitta, il segretario dem non vuole metterci la faccia. E così continua a scappare dai problemi.