Il messaggio di fine anno dal Quirinale del presidente Sergio Mattarella è durato una decina di minuti. Quello di Beppe Grillo da casa sua poco di più. Potrà sembrare sorprendente ma nonostante le differenze prevedibili (a cominciare dall’umorismo) i passaggi principali dei due discorsi sono stati molto simili. Innanzitutto l’innovazione. Entrambi hanno ribadito la necessità di guidare le ultime tecnologie per evitare che l’automazione peggiori la qualità della vita delle persone. Ebbene sì, il presidente Mattarillo (un po’ Mattarella un po’ Grillo) ha lanciato un appello ai partiti a immaginare il futuro, ad avere una visione. Bisogna “governare” le tecnologie ha scandito il Capo dello Stato. Non possiamo continuare a vivere “nella trappola di una sorta di eterno presente, bisogna guardare al futuro, anche se può evocare incertezze, ma i cambiamenti vanno governati per evitare che si creino diseguaglianze”. Insomma, dobbiamo confrontarci con “la velocità delle innovazioni” che è “incalzante” e “ci conduce in una nuova era, che già cominciamo a vivere”. Ha continuato, quasi in un’ideale staffetta, il comico genovese: “Bisogna fare una progettualità per il futuro che non fa nessuno. Qui sono tutti Pezzaioli: mettono pezze da una parte e dall’altra ma manca la visione dei prossimi 30/40 anni per i nostri figli e i nostri nipoti”. Grillo ha rilanciato la necessità di studiare le smart city e le altre possibilità offerte dall’innovazione, anche per evitare che “un robot” finisca per togliere “sei posti di lavoro”. Tutti e due si sono poi concentrati sui giovani e sul lavoro (il fondatore del M5S anche sulla necessità di avere un reddito). Infine hanno rivolto la richiesta ai partiti di occuparsi di questi temi, di guardare oltre la propaganda e, soprattutto, di non perdere di vista la realtà. Un augurio che, se realizzato dai nostri sgangherati politici, potrebbe suscitare, con decenni di ritardo, una vera, e positiva, rivoluzione anche in Italia.