La Tasi si pagherà il 16 ottobre nei Comuni ritardatari

Il nodo della Tasi è stato sciolto. La prima rata della nuova imposta sulla casa si pagherà, nei comuni che non hanno ancora presentato le delibere con le aliquote, il 16 ottobre. È quanto è previsto da un emendamento al decreto Irpef approvato nelle Commissioni bilancio e finanze del Senato. Per compensare il mancato gettito, i Comuni inadempienti riceveranno comunque un acconto del 50% sull’introito annuo stimato prelevato dal fondo di solidarietà comunale. Le aliquote e le detrazioni dovranno essere pubblicati sul sito del ministero dell’Economia entro il 18 settembre. I Comuni sono quindi tenuti a inviare le deliberazioni, esclusivamente in via telematica, entro il 10 settembre. Chi non ha adempiuto a queste incombenze farà invece pagare l’imposta con l’aliquota base dell’uno per mille al 16 dicembre. Dal 2015 quando la Tasi entrerà a regime, i Comuni dovranno rendere disponibili i modelli precompilati per il pagamento e comunque la scadenza della prima rata resta il 16 giugno.

La reazione dell’Anci non si è fatta attendere. Il presidente dell’Associazione dei Comuni, Piero Fassino, pur sottolineando che è stata trovata “una soluzione ragionevole” potrebbero sorgere dei problemi per i Comuni ritardatari. Questi infatti che, per vario motivo, beneficeranno della proroga, si espongono a una crisi grave di liquidità. Siccome non si possono conoscere quali aliquote verrano adottate, l’anticipazione dello Stato non potrà che essere parziale. La conseguenza è che ci potrebbero essere difficoltà nell’erogazione dei servizi per i cittadini. Fassino ha poi ricordato che “la maggioranza dei Comuni che non ha deliberato le aliquote Tasi è costituita da quelli che sono andati al voto il 25 maggio. E quindi amministrazioni i cui Consigli comunali sono stati sciolti prima che il Parlamento avesse completato l’iter legislativo delle modalità applicative dell’imposta”.

Critiche allo slittamento sono venute anche dalla Confedilizia. Per il presidente dell’associazione dei proprietari di casa, Corrado Sforza Fogliani, si pone il problema della quota di imposta a carico degli inquilini. L’imposta infatti deve essere pagata anche da quanti sono in affitto. La quota può variare dal 10 al 30%. Ora la Confedilizia fa notare che lo slittamento delle scadenze crea delle criticità anche per gli inquilini. Come? “Su più di 2.000 Comuni che hanno tempestivamente deliberato per la Tasi, quasi il 40% ha fissato la percentuale dell’imposta a carico dell’inquilino nella misura del 30%. Ora si stabilisce che nei Comuni inadempienti la quota sia del 10% sia in caso di non tempestivo invio della delibera sia in caso di delibera che non stabilisca la suddivisione fra proprietario e occupante”. Il paradosso, secondo Confedilizia, è che gli inquilini del centro storico di Roma o di Cortina pagherebbero il minimo di legge quando la discrezionalità dei Comuni è prevista dalla vigente normativa proprio perché si possa tener presente la realtà sociale delle singole zone interessate”. (Il Tempo)