Editoriale

La task force e il dopo Conte, Colao in azione

Ci sono economisti, psicologi e sociologi ma nessun rappresentante dei lavoratori e dell’impresa. Eppure, la neo task force messa in campo da Giuseppe Conte ha solo un fine: fare ripartire l’Italia con il suo mondo imprenditoriale e sociale. Come dire, si prepara una squadra di calcio senza calciatori. Perché sono proprio i lavoratori e le imprese che sanno come funziona una fabbrica o come si vive nei luoghi di lavoro. Informazioni determinanti per la realizzazione del piano contro il virus cinese e che di certo deve funzionare in trincea e non su una scrivania. Invece, così stanno le cose a leggere i diciassette componenti della task force per la ‘fase 2’. Sarà Vittorio Colao, ex ad di Vodafone e della Rcs, a guidare la squadra incaricata da Conte per uscire dalla crisi. Gli esperti, in primo luogo, studieranno le modalità di ritorno al lavoro, la ripartenza delle reti della logistica, le fasi di una graduale riapertura che al momento si spera possibile dopo il 3 maggio.

Della squadra fanno parte Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro; il presidente della Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini; dall’estero arrivano Raffaella Sadun, docente di Business Administration; il professore Enrico Moretti, docente di Economia presso la University of California; Marianna Mazzuccato, professore all’Università di Londra in Economia dell’innovazione. Nella task force ci saranno anche Elisabetta Camussi, professoressa di Psicologia sociale; Roberto Cingolani, responsabile Innovazione teologica di Leonardo; Riccardo Cristadoro, consigliere economico del premier; Giuseppe Falco, amministratore del Boston Consulting group; Franco Focareta, ricercatore di Diritto del lavoro; Giampiero Griffo, esperto di Diritti delle persone con disabilità; Filomena Maggino, professoressa in Statistica; il commercialista Riccardo Ranalli; il professore di Sociolgia economica Marino Regini; Stefano Simontacchi, presidente della Fondazione Buzzi; Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di salute mentale a Modena. Sono componenti di diritto della task force, infine, il commissario Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.

Ma il Coronavirus potrebbe far saltare la poltrona di Giuseppe Conte. E la neo task force potrebbe risultare alla fine il “cavallo di Troia”. Archiviata infatti, a quanto pare, l’ipotesi di Mario Draghi premier, potrebbe essere proprio Colao a guidare la ‘fase 2’ ma non come task force questa volta ma come squadra di governo. E se è vero, come si dice, che il top manager è gradito al Quirinale, come anche al Pd e più che mai a Matteo Renzi (“la sua nomina un’ottima mossa”) e non certo allo stesso Conte che in conferenza stampa ha dedicato il tempo necessario per pronunciarne il suo nome”, l’ipotesi non è tanta peregrina. Non a caso già i 5stelle sono in fibrillazione, facendo scattare la macchina dei social a loro tanto cara. Infatti, fonti pentastellate in queste ore stanno facendo girare dei link che mettono in luce la linea europeista di Colao evidenziata con una nota affermazione del top manager: “La gestione della crisi greca, la gestione della crisi Italiana del 2011… dimostrano che dobbiamo essere contenti di come strutturalmente questo meccanismo europeo gestisce le crisi”. Insomma, Conte pensa al dopo-Coronavirus, ma pare che ci sia chi già sta lavorando al dopo Conte 2. Staremo a vedere.

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