Dopo aver intimato all’Ue di smettere di minacciare la Turchia, Ankara alza la voce anche gli Stati Uniti avvertendoli che se non sara’ estradato il religioso Fetullah Gulen, accusato di essere la mente del fallito golpe, le relazioni tra i due Paesi potranno inasprirsi. Cosi’ il ministro degli Esteri, Ahmet Cavusoglu alla vigilia del suo viaggio a Washington in cui affrontera’ il nodo della rapporti con l’America e la richiesta di estradizione i Gulen che vive in esilio nel 1999. L’Europa eviti “dichiarazioni minacciose”, aveva replicato il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu al presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, che aveva detto che la Turchia “non e’ nella posizione per poter diventare un Paese membro”. Cavusoglu ha risposto invitando “i rappresentanti delle Istituzioni” a evitare “minacce che non hanno alcun effetto sulla Turchia”.
“Nessun offesa, ma Juncker eviti di parlarci guardando alla Turchia dall’alto in basso” ha detto il ministro. Sulla stessa linea la posizione di Cavusoglu nella polemica sulla possibile reintroduzione della pena di morte, un argomento sul quale il ministro invita l’Ue a esprimersi con prudenza “per evitare che gli si ritorca contro”. La polemica e’ nata in seguito alle affermazioni di Federica Mogherini che aveva detto che in Europa “con la pena di morte non si entra”. Affermazione ribadita dal presidente della commissione pochi giorni dopo. Intanto, le autorita’ turche hanno emanato il mandato d’arresto per 42 giornalisti, come conseguenza del fallito colpo di Stato. Tra i reporter nel mirino c’e’ Nazli Ilicak, figure di primo piano del panorama giornalistico in Turchia, che era stato licenziato dal quotidiano filo-governativo Sabah, nel 2013, per aver criticato alcuni ministri rimasti implicati in un’inchiesta per corruzione, riferiscono le emittenti NTV e CNN-Turk. Ancora però non risulta alcun giornalista arrestato.