Il presidente statunitense, Donald Trump, ha apertamente ammesso di aver mandato il suo avvocato personale, Rudy Giuliani, in Ucraina, nel tentativo di trovare informazioni compromettenti sui suoi rivali politici, in particolare su Joe Biden. E così, forte della sua assoluzione al processo di impeachment, il Capo della Casa Bianca ora ammette manifestanto il noto suo spirito vendicativo in un intervista podcast con Geraldo Rivera. Il giornalista gli ha chiesto: “Non è stato strano mandare in Ucraina Rudy Giuliani, il suo avvocato personale? È dispiaciuto di averlo fatto?”; Trump ha risposto: “No, per niente”, e ha poi definito il suo avvocato “un grande combattente del crimine”. Trump ha difeso la sua scelta, affermando di non potersi fidare dell’intelligence statunitense, viste le indagini sui rapporti tra la Russia e il suo staff; così si è affidato a Giuliani.
“Perché ho usato Giuliani? È il numero uno, il miglior procuratore, e il miglior sindaco”. “La mia scelta era: affidarmi ai Comey del mondo o a Rudy”, ha aggiunto riferendosi all’ex direttore dell’Fbi da lui licenziato, per spiegare che avendo “un’impressione molto negativa” della intelligence community Usa, a causa del Russiagate, ha preferito rivolgersi a Giuliani. Tramp poi ha difeso la sua scelta affermando che anche altri presidenti si sono affidati ai loro avvocati personali: “Fdr aveva un avvocato che era praticamente coinvolto in tutte le attività del governo – ha detto riferendosi a Franklin Delano Roosevelt – Eisenhower aveva un avvocato, tutti avevano avvocati”. Giuliani era una figura centrale nello scandalo che ha portato all’impeachment di Trump; il presidente è poi stato assolto in Senato, dove la maggioranza è in mano al partito repubblicano.