“In sostanza, quello che abbiamo trovato è che il disco della Via Lattea non è solo un disco di stelle lungo una superficie piana: è ondulato – afferma Newberg -. Vediamo almeno quattro increspature nel disco della Via Lattea, e sebbene questi dati ci mostrino solo una parte della galassia, assumiamo che questo andamento si possa applicare a tutto il disco”. I risultati mostrano che le forme precedentemente identificate come anelli fanno in realtà parte del disco galattico, estendendo l’ampiezza della Via Lattea da 100.000 anni luce a 150.000 anni luce, ha detto Yan Xu, scienziato presso l’Osservatorio Astronomico Nazionale Cinese (che fa parte della Accademia Cinese delle Scienze di Pechino), ex scienziato in visita a Rensselaer, e autore principale dello studio.
“Addentrandosi nella ricerca, gli astronomi avevano osservato che il numero di stelle della Via Lattea diminuisce rapidamente circa 50.000 anni luce dal centro della galassia, e poi era apparso un anello di stelle a circa 60.000 anni luce dal nucleo galattico”, ha spiegato Xu. “Quello che osserviamo ora è che questo anello è in realtà un’ondulazione interna al disco. E può anche darsi che ci siano più onde, che non abbiamo ancora visto, a distanze maggiori”. La ricerca, finanziata in parte dalla National Science Foundation (Nsf) è intitolata “Rings and RadialWaves in the Disk of the Milky Way” (Anelli e Onde radiali nel disco della Via Lattea). Newberg, Xu e i suoi collaboratori hanno utilizzato dati dalla Sloan Digital Sky Survey (Sdss) per mostrare un’asimmetria oscillante nei conteggi di stelle di sequenza principale lungo tutto il piano galattico, partendo dal Sole e guardando verso l`esterno dal centro galattico. In altre parole, quando si guarda verso l’esterno della Galassia rispetto al Sole, il piano galattico è perturbato verso l’alto, poi verso il basso, poi nuovamente verso l’alto e verso il basso.