La vita nei campi profughi, Leka’a: ”Per noi donne è più dura”

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https://youtu.be/fZqNyZ9VgfM

Leka’a è una degli oltre centomila migranti del campo profughi di Zaatari in Giordania. Ha lasciato la sua casa in Siria per fuggire da una situazione drammatica e in questo video di Oxfam Italia racconta quanto sia difficile vivere lontano da casa, in un campo come questo, soprattutto per le donne. “Quasi ogni mattina mi siedo e piango ricordando la mia vita in Siria, la mia famiglia, i miei amici. Mi mancano tutti” dice. Leka’a ha nostalgia anche del suo Paese. “Non so se potrò mai tornare in Siria” afferma trattenendo le lacrime. La situazione lì è terribile. Molte persone che conosceva hanno perso la vita, anche i figli di sua cugina di due e quattro anni. “La Siria è la nostra casa – dice – ma credo che stare qui, soprattutto per le donne e i bambini sia più sicuro”. In Giordania però non è facile, ancora di più per lei che è incinta: “Ho paura di partorire qui, per tanti motivi: sono stanca, sono sola, senza l’aiuto di mia madre e di mia sorella”. Secondo lei, per le donne la vita nei campi profughi come questo è più dura che per gli uomini. “Gli uomini hanno molto da fare, lavorano, ma quello che dobbiamo fare noi è molto più faticoso”. “Dobbiamo occuparci dell’acqua, delle pulizie, prenderci cura dei bambini, spiega, ci sono tante cose da fare, dobbiamo occuparci anche degli uomini, cucinare”. Leka’a insiste: siamo stati costretti a fuggire. E per chi non è qui con noi possiamo solo pregare. Da una parte, dice ancora, “il campo è un luogo in cui siamo protetti. Dall’altra qui siamo a rischio. Un giorno è umido, un giorno secco, un giorno ventoso. Fa caldo, poi fa freddo. Siamo esposti alle malattie”. “Non c’è un secondo in cui non penso alla Siria e alla mia famiglia” spiega. “Vorrei tornare a casa, vederli, mi mancano così tanto”. Oxfam, intanto, ha chiesto ai ministri dell’Unione europea di impegnarsi per garantire rifugio e protezione a chi rischia la vita per entrare in Europa, spingendo per l’adozione di un piano che risponda subito ai bisogni di 500 mila migranti, che rappresentano lo 0,1% della popolazione europea.