La vittoria di Pirro di Suga: Olimpiadi ok, ma consenso del premier giapponese crolla

La vittoria di Pirro di Suga: Olimpiadi ok, ma consenso del premier giapponese crolla
Yoshihide Suga
10 agosto 2021

Yoshihide Suga, il primo ministro giapponese, può dire di aver portato a termine con successo le Olimpiadi estive, un esito che era tutt’altro che scontato fino alla vigilia. Tuttavia sembra piuttosto difficile che possa giovarsi di questo risultato e a Tokyo pare essere in vista una nuova transizione politica. Il capo del governo giapponese ha ringraziato la popolazione per aver contribuito alla riuscita delle difficili Olimpiadi, già rimandate lo scorso anno a causa del Covid-19. “Come paese ospitante siamo riusciti a rispettare la nostra responsabilità di portare a termine i Giochi olimpici senza incidenti”, ha detto Suga. “È stato – ha continuato – un evento meraviglioso”. In effetti, attorno ai Giochi, a guardare le rilevazioni il consenso si è consolidato durante il loro svolgimento. Un sondaggio realizzato dalla televisione privata TBS nei giorni scorsi ha segnalato che il 61 per cento del campione interpellato sostiene che sia stato un bene tenere i Giochi. Siamo lontani dai tempi in cui – fino a poco prima della Cerimonia d’inaugurazione – i livelli di dissenso rispetto alla scelta dell’esecutivo di tenere comunque l’evento erano elevati e alcuni sondaggi parlavano dell’80 per cento di contrari.

D’altronde il Giappone ha dato un segnale di efficacia, anche se talvolta non di efficienza, nell’evitare di far scoppiare focolai epidemici all’interno della “bolla” olimpica, dove ci sono stati diversi contagi, più di 400, ma per la grandissima parte attribuiti a residenti in Giappone (volontari, addetti, contractor) e non alle persone provenienti dall’estero. Si è così risposto anche alle preoccupazioni fatte trapelare dall’entourage dello stesso imperatore Naruhito, il quale temeva che l’arrivo di tanti stranieri (quasi 45mila) potesse avere un effetto negativo sulle curve epidemiche del Covid. Da un punto di vista geopolitico, inoltre, il governo Suga ha segnato un punto a favore. Uno dei motivi per i quali ha deciso di procedere comunque con le Olimpiadi è il fatto che, da qui a pochi mesi, Pechino dovrebbe ospitare i Giochi invernali. Che figura avrebbe fatto il Giappone se non fosse riuscito a portare a termine il compito con l’edizione estiva? Al momento, Tokyo 2020 s’è tenuta senza particolari incidenti.

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Su Pechino invece s’addensano nubi abbastanza cupe: a ridosso dell’evento, mancano tantissimi passaggi tecnici che dovevano essere fatti con largo anticipo e il fatto che, al momento, sia prevista una quarantena per chi si recherà ai Giochi per parteciparvi, potrebbe suggerire a federazioni sportive e comitati olimpici di stare a casa. Questi sono i segnali che stanno arrivando. Quindi, per il momento, Tokyo ha vinto un set, vedremo cosa succede nel secondo. Insomma Suga, diventato premier un po per caso dopo le dimissioni di Shinzo Abe a settembre dello scorso anno per motivi di salute, ha incamerato un successo da un punto di vista gestionale. Tuttavia questo fatto non ha una ricaduta politica positiva. Tutt’altro. Il primo ministro aveva contato sul successo delle Olimpiadi come se fosse una specie di ultima spiaggia. La pioggia di medaglie per il Giappone – che effettivamente c’è stata, il Sol levante è terzo nel medagliere dopo Stati uniti e Cina – non ha portato consenso al governo. Il sondaggio di TBS – confermato da diversi altri sondaggi – segnala che il tasso di approvazione per l’esecutivo supera di poco il 30 per cento. Questo a poche settimane dalla scadenza del mandato di Suga a capo del Partito liberaldemocratico (e quindi anche di quella da primo ministro).

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Il perché è presto detto: mentre il governo faceva di tutto per impedire che ci fossero cluster epidemici nella bolla olimpica, riuscendoci piuttosto bene (anche grazie alla sostanziale responsabilità della grandissima parte dei partecipanti), la variante “Delta” dilagava al di fuori della bolla e il governo era costretto a proclamare a Tokyo (e poi allargare a molte altre prefetture) un nuovo, devastante stato d’emergenza. Il grave errore del gabinetto Suga risale ormai a diversi mesi fa, quando fece partire con colpevole ritardo la campagna vaccinale. Mentre la gran parte dei governi d’Europa erano impegnati ormai di buona lena a vaccinare i loro cittadini, a Tokyo si tentennava ancora. Poi il gap di velocità con le altre nazioni è anche stato colmato – oggi il Giappone vaccina quasi un milione di cittadini al giorno – e tuttavia con 126 milioni di persone a cui somministrare le dosi e con una difficoltà nell’armonizzare il ritmo delle vaccinazioni con l’approvvigionamento dei vaccini, si tratta ancora di un processo pieno di incognite.

L’attenta opinione pubblica giapponese è consapevole di questi errori e Suga li sta pagando. Se si andasse oggi al voto politico, i liberaldemocratici probabilmente non avrebbero una maggioranza. Per loro fortuna, il voto è in autunno. La legislatura scade il 21 ottobre e Suga vorrebbe tenere le elezioni il più avanti possibile nell’anno per avere più vaccinazioni effettuate possibili. Al momento il governo rivendica la vaccinazione dell’80 pe cento degli anziani e il 40 per cento della popolazione totale entro la fine di agosto. Ma il suo mandato da leader del partito si chiude il 30 settembre ed è assai improbabile che la formazione politica in grado di tenere in mano il potere in Giappone quasi ininterrottamente dal dopoguerra glielo rinnovi. Il problema per il Partito liberaldemocratico è che al momento non si vedono all’orizzonte concorrenti sufficientemente forti nella dinamica – molto simile alla Democrazia cristiana in Italia nella Prima Repubblica – delle correnti (habatsu) del partito. In questa situazione così fluida quindi, potrebbe esserci anche qualche sorpresa. askanews

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