Parlando della “riduzione delle Diocesi, che più volte ci è stata sollecitata”, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha sollevato una annosa questione, quasi un “evergreen” per la Chiesa italiana, che affonda le sue radici negli anni Sessanta ed è tornata di attualità per impulso di Papa Francesco. Quella italiana, con 226 diocesi, è di cui 41 sedi metropolitante, 20 sedi arcivescovili e 156 sedi vescovili, sei abbazie territoriali, due prelature territoriali e un ordinariato militare, una delle più grandi Chiese cattoliche del mondo. Il calo delle vocazioni e della frequenza a messa, l’evoluzione della società, una ecclesiologia che ha vissuto nel corso dei secoli e dei decenni cambiamenti profondi, hanno reso pletorica, nel corso del tempo, questa strutturazione. Ma anche estremamente difficile abolire tout court episcopi e campanili che affondano le radici nel passato remoto, sono interconnesse con la storia delle loro città, e ancora oggi definiscono l’identità di molte zone d’Italia.
Complessità ben chiara a Papa Francesco, primate d’Italia, che però sollevò una prima volta la questione pochi mesi dopo il Conclave che lo elesse. Il presidente della Cei all’epoca era il cardinale Angelo Bagnasco, che reagì in modo a dir poco freddo. Jorge Mario Bergoglio è tornato a indicare questo nodo all’assemblea Cei che si è svolta a maggio dell’anno scorso, quando l’episcopato italiano era ormai guidato dal cardinale Gualtiero Bassetti, più vicino alla sensibilità bergogliana. Per il Pontefice argentino è stata l’occasione per ripercorrere, limpidamente, una lunga storia: la “riduzione e l`accorpamento delle diocesi”, disse in quell’occasione, “non è facile, soprattutto in questo tempo: l`anno scorso eravamo per accorpare una diocesi piccolina, ma sono venuti (a dirmi): ‘Ma padre come fa questo, l`università se n`è andata via, hanno chiuso una scuola, adesso non c`è il sindaco ma un delegato, e adesso anche voi andate via?’. Uno sente questo dolore e dice: ‘Che rimanga il vescovo’. Ma credo ci siano alcune diocesi che si possono accorpare.
“Questa questione della riduzione delle diocesi italiane l`ho già sollevata il 23 maggio 2013: si tratta di una esigenza pastorale studiata e esaminata più volte già prima del concordato del `29. Poi Paolo VI nel 64- disse ancora Bergoglio – parlò di un ‘eccessivo numero delle diocesi’ e successivamente, il 23 giugno `66, tornò sull`argomento incontrando l`assemblea della Cei e dicendo che è ‘necessario ritoccare i confini di alcune diocesi; ma più che altro si dovrà procedere alla fusione di non poche diocesi, in modo che la circoscrizione risultante abbia un`estensione territoriale, una consistenza demografica, una dotazione di Clero e di opere, idonee a sostenere un`organizzazione diocesana veramente funzionale, e a sviluppare una attività pastorale efficace ed unitaria’. Anche la Congregazione dei Vescovi nel 2016 – ricordò ancora il Papa – ha chiesto alle Conferenze episcopali regionali di inviare loro un parere circa il riordino delle diocesi alla Segreteria generale della Cei. Stiamo parlando di un argomento datato ed attuale che si è trascinato per troppo tempo e credo sia giunto il tempo di concluderlo al più presto. Forse c`è una o due diocesi che non si possono fare adesso, per quanto detto prima, perché sono in terra abbandonata, ma si può fare qualcosa”. E oggi il cardinale Bassetti ha indicato che l’ambito delle Conferenze Episcopali Regionali “è senz’altro un banco di prova da mettere meglio in asse, arrivando anche a scelte precise: una su tutte, la riduzione delle Diocesi, che più volte ci è stata sollecitata”.