Economia

Lagarde corregge il tiro: rischi inflazione, ma non serve stretta

La presidente della Bce, Christine Lagarde ha sfruttato la prima occasione utile – una audizione al Parlamento europeo – per correggere il tiro rispetto alle sue stesse dichiarazioni che, solo pochi giorni fa, avevano scatenato sui mercati l’attesa di una imminente virata restrittiva della politica monetaria nell’area euro. La presidente ha evitato di rimangiarsi le parole usate dopo l’ultimo Consiglio direttivo, anzi ha ribadito alcuni concetti chiave (ma non tutti). Ad esempio ha ripetuto che sull’inflazione “i rischi sono al rialzo”, che potrebbe risultare più elevata e che la Bce onorerà in modo risoluto i suo mandato di garantire la stabilità dei prezzi.

Ha invece omesso di ripetere la frase che più aveva colpito tra quelle pronunciate giovedì scorso, ovvero che sul caro vita “la situazione è cambiata”. Dichiarazioni che avevano bruscamente modificato il giudizio dei mercati sull’orientamento della Bce: da immutato, rispetto al comunicato del Consiglio direttivo, a restrittivo (hawkish), sulle frasi di Lagarde. Una discordanza su cui, da subito, si poteva ipotizzare uno spingersi troppo oltre, che avrebbe richiesto correzioni del tiro. Correzioni che puntualmente, oggi, sono arrivate. “Non vediamo al momento alcun disancoraggio delle attese di inflazione” del pubblico rispetto ai livelli perseguiti dalla Bce, ha affermato Lagarde. La presidente ha anche sottolineato che nell’area valutaria “le condizioni della domanda non mostrano gli stessi segni di surriscaldamento che possiamo osservare in altre delle maggiori economie”.

E che “questo – ha aggiunto – aumenta le probabilità che le attuali pressioni sui prezzi si smorzino prima di consolidarsi”. “Quello che vediamo è che ci sono concrete possibilità che l’inflazione si stabilizzi al nostro target, mentre non ci sono segnali che vada oltre. E sarebbe questo che richiederebbe una concreta stretta monetaria”. Mentre nel quadro attuale “serve una normalizzazione, ma non una stretta”, ha ulteriormente puntualizzato. Sul mercato dei titoli di stato le puntualizzazioni sembrano aver favorito un miglioramento sul finale di seduta. I rendimenti dei Btp decennali, che avevano raggiunto l’1,88% durante la giornata, hanno chiuso all’1,81%, secondo Mts, e lo spread, il differenziale rispetto ai tassi dei Bund tedeschi equivalenti ha segnato 158 punti base.

Dinamiche che andranno verificate domani, dato che l’audizione si è svolta a ridosso della chiusura. Anche sull’euro si sono smorzate le pressioni rialziste: in serata si scambia a 1,1419 dollari, laddove nel corso della seduta era salito fino a 1,1474. Resta però un quadro di volatilità e interrogativi su cui gli analisti probabilmente si interrogheranno a lungo. “Oggi Lagarde ha cercato di richiudere nella lampada il genio rialzista (hawkish), dopo un aggressivo riprezzamento sui mercati a seguito della riunione del Consiglio la scorsa settimana”. E’ il commento di Carsten Brzeski, economista di Ing. “Pensiamo che nelle prossime settimane ci saranno tentativi di vari componenti del Consiglio di influenzare la policy in direzioni opposte e che questo porterà volatilità sui mercati. Pensiamo – conclude l’analista – che le attuali speculazioni di mercati su tapering e rialzi dei tassi Bce siano esagerate, tanto quanto in precedenza lo erano quelle in senso opposto”.

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