Lagarde rompe il tabù: uscita da euro “una possibilità”

Ciclone Grecia. L’ottimismo ostentato dal governo ellenico continua a contrastare con la freddezza delle istituzioni europee

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L’ottimismo ostentato dal governo della Grecia continua a contrastare con la freddezza delle istituzioni europee, e in maniera anche più stridente con la linea dura assunta dal Fondo monetario internazionale. In una intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung, la direttrice Christine Lagarde si è spinta ad affermare che l’uscita del Paese dall’euro “è una possibilità”. Ha così infranto una sorta di tabù, visto che la posizione di tutte le istituzioni europee sulla questione è invece quella di continuare ad escludere in maniera drastica questo scenario. L’euro è “irreversibile” è stato ripetuto nelle ultime settimane da Commissione europea e Bce. Invece secondo il Fondo monetario internazionale non è così, almeno sul caso Grecia. Certo “non sarebbe una passeggiata di salute”, ha aggiunto la Lagarde ma “probabilmente non sarebbe la fine dell’euro”. Frasi in cui l’aspetto più inquietente appare quell’aggettivo “probabilmente”. Perché seppure indirettamente, di fatto con dichiarazioni di questo tipo la numero uno dell’istituzione di Washington evoca rischi sulla sopravvivenza stessa della valuta condivisa.

Le sue affermazioni poi contrastano con quanto ribadito solo poche ore prima dai greci, secondo cui l’intesa è invece alle porte. Un portavoce dell’esecutivo guidato da Alexis Tsipras aveva infatti riferito che ci si attende un accordo entro domenica. “Il nostro ottimismo si basa sui fatti concreti – ha affermato Gabriel Sakellaridis – le condizioni sono mature per avere un accordo”. Il tutto dopo che ieri Atene si era perfino sbilanciata a sostenere che i negoziatori si apprestavano a mettere nero su bianco una bozza di intesa, finendo per farsi smentire di fatto dall’Ue. E sull’imminenza di una soluzione la linea di Bruxelles resta quantomeno molto prudente. “Non ci siamo ancora – ha ribadito una portavoce dalla Commissione – restano delle questioni da risolvere. Le trattative “sono ripartite ieri notte e proseguiranno nei prossimi giorni. Servono altri progressi”. Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha poi rimarcato come sia “inesatto, da parte della Grecia, sostenere che si è già fatto i tre quarti della strada” sulle trattative. “C’è ancora molto lavoro da fare”. L’eurocommissario ha comunque riconosciuto che un accordo è “possibile” e che “si iniziano a vedere dei progetti di riforme che hanno consistenza”.

Circolano ricostruzioni stampa su una teleconferenza tra tecnici dei ministeri delle Finanze in serata, mentre non ha trovato conferme la possibilità di tenere un Eurogruppo straordinario tra ministri entro il weekend. Resterebbero alcune distanze sulla mole di alcuni obiettivi di bilancio chiave, così come sulle riforme da operare su lavoro e pensioni. La questione ha finito per offuscare l’apertura del G7 delle finanze a Dresda, in Germania. E si avvicina la scadenza del 5 giugno, in cui Atene dovrà effettuare una tranche di pagamenti proprio al Fmi, circa 350 milioni di euro per un totale di 1,6 miliardi con le altre tre scadenze del mese prossimo. L’istituzione ha messo in chiaro che in caso di ritardi bloccherà qualunque finanziamento al Paese. E le sparate della Lagarde non sembrano deporre a favore di una partecipazione dell’istituzione in un futuro terzo piano di aiuti.