L’esito del referendum “non avra’ impatto per ora” sul rating sovrano dell’Italia. Lo sostiene S&P Global Ratings secondo cui, la riforma costituzionale “avrebbe avuto effetti benefici dal punto di vista della stabilita’ politica”. Tuttavia “l’esito negativo del referendum di ieri non avra’ un impatto immediato sul rating perche’ non implica cambiamenti a breve nelle politiche economiche e di bilancio del paese”. Secondo S&P il sistema parlamentare bicamerale, che il referendum avrebbe modificato, “non ha impedito all’amministrazione del premier Matteo Renzi di legiferare e implementare diverse riforme strutturali da quando si e’ insediato nel 2014, nonostante la ridotta maggioranza parlamentare e una dura opposizione, che ha riguardato la stessa coalizione di governo. Le riforme includono quelle del mercato del lavoro, dell’educazione e del settore bancario”. Frattanto l’euro accelera sul mercato dei cambi e si riporta sopra quota 1,07 sul dollaro americano, sui livelli più elevati dal 17 novembre scorso. A metà seduta la valuta condivisa sale a 1,0702 dollari. Da rilevare che sempre ieri un altro appuntamento elettorale ha invece avuto un esito rassicurante: alle presidenziali in Austria il candidato di estrema destra è stato sconfitto.
Intanto, i mercati europei di manifestano all’insegna della volatilità. Vendite sui titoli di Stato dei paesi euro e listini azionari tonici ad eccezione di Milano che tuttavia azzera la flessione iniziale di oltre il 2%. L’esito del referendum costituzionale era già stato scontato dai mercati. E nonostante le dimissioni del premier Matteo Renzi gli investitori non credono al momento alle elezioni anticipate. Nelle sale operative la convinzione è che verrà formato un nuovo governo. “Prevediamo che il presidente della Repubblica avvii rapidamente le consultazioni per la formazione di un governo di transizione – scrivono gli analisti di UniCredit – per scrivere la nuova legge elettorale e guidare il paese alle elzioni non prima del secondo semestre dell’anno prossimo”. “Non credo che il voto del referendum produrrà una profonda crisi in Italia” ha detto un analista di Soc Gen a Bloomberg Tv.
Per i mercati la questione è se ci saranno a breve termine le elezioni. L’andamento dei mercati azionari sembra orientato a puntare sulla formazione in tempi rapidi di un nuovo esecutivo con la stessa maggioranza che ha sostenuto Renzi. L’effetto referendum tuttavia si fa sentire sul settore bancario con ribassi generalizzati e consistenti in tutta Europa. Francoforte corre con il Dax che avanza del 2% ma Deutsche bank e Commerz viaggiano in territorio negativo. Bene anche Parigi con l’indice Cac-40 che avanza dell’1,43% e Madrid con l’Ibex 35 in rialzo dell’1,19%. Meno tonica Londra con il Ftse 100 in progresso dello 0,80%. In territorio positivo anche Milano con il Ftse Mib che avanza dello 0,24% nonostante la zavorra dei bancari. A guidare i ribassi UniCredit con un calo del 3,65%, Poi Bpm -2% e Banco Popolare -1,25%. Volatile Mps che in avvio accusava un tonfo del 7,50% per poi invertire rotta e tornare a ridosso dei 20 euro (+0,90%). Le vendite caratterizzano il mercato dei titoli di Stato dei paesi euro. Il rendimento del Btp 10 anni torna al 2% ma lo spread sul Bund risulta poco mosso per effetto delle vendite sul decennale tedesco che vede salire il rendimento sopra lo 0,30%. Vendite insistenti anche sui decennali di Francia, Spagna e Austria e gli altri membri del club dell’euro.