L’ala dura, diventiamo una casa trasparente

8 maggio 2014

Landini (Fiom) rompe con la Camusso e chiede rendiconti delle spese e codice etico

È stato il giorno della rottura quello di ieri al Congresso della Cgil. Ed è stato il giorno di Maurizio Landini. Il leader della Fiom ha sancito la spaccatura sia con la presentazione della sua lista sia con il discorso dal palco del Palacongressi nel corso del quale ha attribuito la responsabilità alal leader Susanna Camusso: “Siamo partiti uniti e siamo spaccati, grazie al segretario generale”. Un intervento con toni da comizio che ha raccolto anche diversi applausi ma è terminato con il brusco silenziamento del microfono, come impone il regolamento per tutti i discorsi dei delegati che sforano i 15 minuti. Susanna Camusso lo ha ascoltato, anche prendendo appunti, ma non concedendo repliche. Il segretario generale non ha risposto neppure pubblicamente al ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ieri mattina è stato presente ai lavori del Congresso: insieme hanno parlato a lungo in prima fila poi il ministro ha risposto alle domande dei giornalisti.

Poletti ha spiegato che il governo è disponibile a confrontarsi e ad ascoltare ma poi deve decidere perché non è più il tempo della concertazione e la situazione impone rapidità e assunzione di responsabilità. La risposta del sindacato è stata affidata al segretario confederale Fabrizio Solari: la Cgil pretende di poter contrattare e non solamente di essere ascoltata, poi le decisioni spettano ovviamente all’esecutivo. Ma proprio la gestione dei rapporti del governo è stata una delle contestazioni di Landini alla segreteria Cgil: non basta affermare a parole di essere rappresentativi, bisogna dimostrarlo ritrovando il consenso di lavoratori, giovani, precari, perduto per una serie di errori compiuti nel passato, su cui è giusto fare autocritica. Il consenso di Renzi deriva – secondo Landini – anche dagli sbagli del sindacato e allora è giusto aprire una vertenza sulle pensioni, ma riconoscendo che in passato la partita non è stata neanche aperta. La Cgil deve quindi rinnovarsi, per diventare una casa trasparente che indica anche le proprie spese e si dà un codice etico. Ma prima di pensare all’unità con Cisl e Uil, invitati da Camusso a una battaglia comune su pensioni, fisco, ammortizzatori sociali, Landini ha chiesto unità all’interno, mostrando di recepire gli appelli giunti da più parti (tra cui la segretaria dello Spi Carla Cantone) ma assegnando la responsabilità ad altri: “Siamo partiti uniti e siamo spaccati, grazie al segretario generale”. Niente fratture e scissioni, assicura comunque il leader della Fiom. Il nodo resta naturalmente il Testo unico sulla rappresentanza: i metalmeccanici hanno votato in modo trasparente e hanno bocciato l’intesa. La Fiom si è impegnata a modificarla e migliorarla. Altro “nervo scoperto” è la Fiat. Landini ha stigmatizzato il fatto che Camusso non abbia citato mai la casa automobilistica nella relazione. E invece per il leader dei metalmeccanici: “La credibilità del Piano presentato a Detroit va verificata e il governo dovrebbe smettere di mostrarsi subalterno”. (Il Tempo)

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