Riformare la legge Fornero sulle pensioni introducendo “quota 100”, così come propone il contratto di governo Lega-M5S, porterebbe da subito a un aumento di circa 750mila pensionati in più. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nella relazione annuale dell’istituto. “Ripristinando le pensioni di anzianità con quota cento o 41 anni di contributi – ha detto – si avrebbero subito circa 750mila pensionati in più. Ripristinare le pensioni di anzianità significa ridurre il reddito netto dei lavoratori”. Insomma, tornare indietro “del tutto” rispetto alla riforma Fornero sulle pensioni “non è possibile”. Secondo le stime dell’Inps, una quota 100 pura costa fino a 20 miliardi l’anno. Quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi l’anno, che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni. Quota 100 con 64 anni minimi di età ed il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi.
Questa spesa, ha ricordato Boeri, a regime “dovrà essere coperta aumentando il prelievo fiscale su ogni lavoratore, innescando un circolo vizioso in cui più tasse riducono l’occupazione e dunque scaricano l’onere di finanziare le pensioni su un platea sempre più piccola”. Boeri ha comunque spiegato che “possiamo tuttavia permetterci una maggiore flessibilità di quella consentita dalla riforma Fornero quanto alle scelte di pensionamento”. Il presidente dell’Inps ha inoltre ribadito che “la storia recente dei giovani nel nostro paese è una storia di inesorabili revisioni al ribasso delle loro aspettative. Tra queste delusioni anche quella di ritrovarsi sempre, quale sia l’esito del voto, con governi che propongono interventi a favore dei pensionati”. In un sistema pensionistico a ripartizione, ha ricordato Boeri, i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva. “Oggi abbiamo circa due pensionati per ogni tre lavoratori – ha affermato – questo rapporto è destinato a salire nei prossimi anni”. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, a legislazione invariata a partire dal 2045 l’Italia avrà addirittura un solo lavoratore per ogni pensionato.
“Oggi – ha aggiunto il presidente dell’Inps – un reddito pensionistico vale l’83% del salario medio. In queste condizioni, con un solo lavoratore per pensionato, 4 euro su 5 guadagnati col proprio lavoro andrebbero a pagare la pensione a chi si è ritirato dalla vita attiva. Il passaggio al sistema contributivo, con regole pensionistiche meno generose, serve proprio a evitare che questo avvenga”. Boeri ha anche sottolineato che “ogni abbassamento dell’età pensionabile comporta anche riduzione dell’occupazione perché il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di più”. Intanto, Luigi Di Maio annuncia che il governo intende garantire a chi esce dal lavoro pensioni dignitose. Si tratta di un tema “urgente”, aggiungendo che le pensioni minime saranno aumentate a 780 euro al mese. “A noi l’onere di trovare le risorse”.