A seguito della riforma della prescrizione c’è il rischio di un “significativo incremento del carico penale per via del venir meno delle prescrizioni che maturano in appello, circa 20-25mila processi l’anno, (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato”. A lanciare l’allarme, il Primo Presidente della Corte Suprema di cassazione, Giovanni Mammone, nel corso della inaugurazione dell’Anno giudiziario, nell’Aula Magna del Palazzo di giustizia di Piazza Cavour a Roma, alla presenza, tra gli altri, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quindi, per l’alto magistrato, “risulta necessario porre allo studio e attuare le più opportune soluzioni normative”. Per Mammone, “da più parti si è rilevato che il blocco della prescrizione prolungherà la durata dei processi e procurerà ulteriore carico per la struttura giudiziaria, di modo che coloro che siano sottoposti a giudizio, dopo la sentenza di primo grado potrebbero rimanere ancora per lungo tempo in questa condizione”. Ed a questo punto – aggiunge Mammone – “le vittime del reato vedrebbero inoltre prolungarsi i tempi della risposta di giustizia e del risarcimento del danno patito”.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, presente alla cerimonia, incassa il colpo e replica: “E’ in atto un confronto serrato all’interno della maggioranza per superare le divergenze e consegnare ai cittadini un processo idoneo a rispondere alle loro istanze di giustizia, garantendo tempi certi ed eliminando ogni spazio di impunità”. Allo stesso tempo, ricorda Bonafede, “ci stiamo confrontando su un progetto di riforma ordinamentale della magistratura che mira a rafforzarne l’autonomia e l’indipendenza incidendo, da un lato sulla recisione di ogni possibile commistione con la politica; dall’altro lato sulla necessaria eliminazione delle cosiddette degenerazioni del correntismo”. Il Procuratore Generale della Cassazione, Giovanni Salvi, nel corso della sua relazione evidenzia che davanti alle minacce del terrorismo che attentano alle “radici della democrazia” non si “devono rincorrere esigenze securitarie”: “è invece necessaria l’antica virtù del coraggio” e un contrasto “sempre rispettoso delle garanzie di libertà, che sono poi i valori fondamentali ai quali il terrorismo attenta”. Per Salvi, nessun impegno, per quanto grande e professionalmente qualificato, può garantire in maniera assoluta la sicurezza”.
Spazio anche alle politiche migratorie e di ingresso nel territorio dello Stato che “competono al Legislatore e al Governo, purché nel quadro di compatibilità con le norme costituzionali e pattizie, prima tra tutte l’obbligo che il nostro Paese ha assunto per la protezione internazionale di coloro che ne hanno potenzialmente diritto”. “In altra parte di questo intervento – aggiunge Salvi – si esaminano alcuni aspetti dei c.d. decreti sicurezza. Ma se di sicurezza si parla, è bene che sia valutato l’effetto criminogeno e di insicurezza che discende dalla mancanza di politiche razionali per l’ingresso legale nel Paese e per l’inserimento sociale pieno di coloro che vi si trovano”. Poi c’è il capitolo femminicidi per il quale il Procuratore snocciola qualche cifra: “131 nel 2017, 135 nel 2018 e 103 nel 2019, ma resta un’emergenza nazionale”. “Aumenta il dato percentuale, rispetto agli omicidi di uomini, in maniera davvero impressionante” – al numero degli omicidi, che sono stati 297 nel 2019, l’allarme per il sovraffollamento carcerario – “ha raggiunto livelli allarmati” – alla precisazione che le assoluzioni “depurate dagli esiti non di merito” sono state il 21% del totale. Ha “molto apprezzato” le dichiarazionbi di Mammone, il presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, parlando di “prospettive paralizzanti della famigerata riforma Bonafede della prescrizione sui tempi del processo, e sul carico di oltre 25mila ricorsi in più che ne deriveranno ogni anno sui ruoli della Corte di Cassazione”.