di Laura Della Pasqua
Fondi europei utilizzati con il contagocce e spesso in modo fraudolento. La fotografia scattata dalla Corte dei conti è impietosa. La magistratura contabile, nell’esame sull’esercizio 2014 dei flussi finanziari con l’Ue, punta il dito contro il fenomeno delle irregolarità e delle frodi e sottolinea che spesso tra i sistemi utilizzati, è frequente la mancata realizzazione delle attività finanziate con i contributi pubblici. Questa “illecita distrazione dei fondi concessi, danneggia le finalità specifiche delle sovvenzioni” che sono rivolte alla riqualificazione professionale dei lavoratori ed allo sviluppo delle attività imprenditoriali impedendo la crescita nei settori e nelle aree interessate. In generale, il sistema dei controlli in Italia, è risultato efficace anche in raffronto a quanto avviene in altri Paesi membri dell’Unione. La Corte dei conti però sostiene che sarebbe opportuna una armonizzazione a livello europeo dei sistemi di controllo. Cifre alla mano, secondo i magistrati contabili, dalla Relazione della Ue emerge che nel 2014 la spesa irregolare riguarda per il 65,8% i fondi strutturali, per il 33,3% la politica agricola e per lo 0,9% la pesca e interessa per il 59% le Amministrazioni regionali e per il 41% le Amministrazioni nazionali.
Il dossier inoltre mette in evidenza che è peggiorata la posizione di contribuente netto dell’Italia in rapporto ai flussi finanziari con l’Ue. Nel 2014 il saldo negativo tra versamenti effettuati ed accrediti ricevuti è risultato, infatti, pari a 5,4 miliardi di euro, a fronte dei 4,9 miliardi di euro del 2013. In sostanza l’Italia versa a Bruxelles più di quanto riceve. L’Italia insieme ad altri Paesi ha dovuto, inoltre continuare a farsi carico di una quota dei rimborsi al Regno Unito per la correzione dei suoi squilibri di bilancio (circa 1,2 miliardi di euro nel 2014, con un incremento di circa il 29% rispetto all’anno precedente). Per far fronte ai ritardi nell’utilizzo dei fondi comunitari, il nostro Paese, d’intesa con la Commissione Europea, ha ridotto la quota di cofinanziamento nazionale. In tal modo, ferme restando le risorse comunitarie attribuite, si è ridotto l’ammontare delle spese da certificare all’Ue ed il correlato rischio di disimpegno automatico per gli interventi maggiormente in ritardo. Dagli ultimi dati sulla programmazione 2007-2013, risulta però un miglioramento della situazione sulle spese dei fondi comunitari in particolare nel Mezzogiorno.