“Lampedusa in Winter”, tutto esaurito a Locarno per il docufilm

“Lampedusa in Winter”, tutto esaurito a Locarno per il docufilm
14 agosto 2015

lampedusa in winterUn film a basso costo (113 mila euro), indipendente, realizzato da un team di 6 persone, regista compreso. Due inverni vissuti a Lampedusa per documentare, in punta di piedi e con grande sensibilità, come vivono gli abitanti dell’isola più citata ma meno raccontata da stampa e tv italiana ed europea. Perché i problemi di Lampedusa non sono solo gli sbarchi degli immigrati e l’accoglienza, ma riguardano il lavoro, i collegamenti con la Sicilia, i rifiuti, e toccano i pescatori, i bambini, le donne. “Lampedusa in winter”, il film documentario diretto dal giovane austriaco Jakob Brossmann, presentato in prima mondiale a Locarno per la “Settimana della critica”, ha incassato l’apprezzamento del 68esimo Festival del film, con il tutto esaurito e due proiezioni supplementari decise dagli organizzatori per soddisfare tutte le richieste. “Mi sono chiesto che cosa ci fosse dietro quelle immagini, al di là dellevideocamere dei tg, che proponevano sempre le stesse scene – ha spiegato il regista ad Askanews – e abbiamo scoperto che la paura più grande, per i lampedusani, è la politica.Lampedusani e immigrati si sono incontrati con dignità. E tra di loro c’è solidarietà reciproca perché i due gruppi sono vittime ‘periferiche’, nel senso che le loro vite, il futuro di abitanti e profughi, è condizionata da decisioni della politica, spesso ciniche, che vengono prese da lontano”.

“Molti pensano che i lampedusani, di fronte ad un’ondata di immigrazione così imponente, siano diventati razzisti – ha osservato Brossmann – Perché quasi sempre la prima reazione di fronte allo sconosciuto è di paura e di odio. Ma a Lampedusa non è stato così. La reazione più comune è sempre quella di aiutare, e di volerlo fare sempre meglio, dopo vent’anni di sbarchi”. E poi i lampedusani “sono gente di mare. Abituati all’idea che chi è in pericolo va difeso, salvato, non incute paura. Per loro – ha sottolineato – è la politica a far paura, perché può decidere in un attimo che per questa isola mezzo al Mediterraneo non ci sono più aiuti”. Sull’isola, ha chiosato Brossman, “ci siamo guadagnati la fiducia degli abitanti ascoltando con empatia i conflitti della realtà. E al di là delle tragedie e delle sofferenze degli sbarchi, non dobbiamo dimenticare che la vita procede in maniera ‘normale’, anche banale, non molto diversa da quella degli altri luoghi. Ed è questo un messaggio che vorrei mandare agli europei”.

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