Nessuno yatch, ma navi della Marina militare. Sparuti turisti, ma tanti militari. E poi le annose questioni di sempre, immigrati, assenza di servizi sanitari, inquinamento ambientale, strutture scolastiche fatiscenti e trasporti spesso inefficienti e via discorrendo. Lampedusa è un’isola in ginocchio. E’ ormani agli annali quell’isola che una volta veniva chiamata ‘paradiso mediterraneo’: ha perso la sua vocazione turistica, la sua vivacità. In sostanza, Lampedusa ha perso la sua anima. “Siamo falliti” gridano gli imprenditori sostenuti da cittadini che manifestano tutta la loro disperazione per la mancanza di una serie di servizi essenziali. A partire da una semplice – ma a volte vitale – visita cardiologica. “A Lampedusa, ogni settimana per due ore, arriva dalla Sicilia un cardiologo. Scaduti i 120 minuti riparte. Ci rivediamo la prossima settimana, se tutto va bene e tempo atmosferico permettendo. L’ortopedico viene invece per un’ora a settimana”. E’ lo sfogo dei lampedusani che si sentono abbandonati da tutto e da tutti. “La scuola non esiste – dicono alcune mamme -. Da anni reclamiamo una scuola decente per i nostri figli, ma nessuno ci ascolta”. Per le strade di Lampedusa, in questo fine settimana, vedere turisti appare un miraggio, eppure siamo a metà maggio, giornata solare anche se spira un lieve maestrale. Alle 23.30 già alcuni bar sono chiusi; in buona parte di via Roma (corso principale) regna un’assordante silenzio. L’isola paradiso viene posseduta da quella dell’emergenza, della disperazione, dei militarie. Al porto sono attraccate le navi della Marina militare pronte a salpare per qualche S.O.S. immigrati e centinaia di militari sono sparse nell’isola. Uno scenario tutt’altro che vacanziero.
“L’obiettivo e’ quello di fare rimanere l’isola in uno stato d’emergenza” continua a ripetere l’imprenditore lampedusano Salvatore Martello. “Qui c’e’ un alto tasso di tumori e non lo dice nessuno”, sottolinea disperatamente. Martello non si da pace: “Qua sono venuti tutti, ministri, sottosegretari, ma ci hanno sempre preso per i fondelli”. Poi sbotta: “Da tempo non ci sono sbarchi a Lampedusa, perché allora portano qua gli immigrati raccolti in Libia e non li trasferiscono direttamente in Sicilia? Forse l’obiettivo del governo e’ mantenere Lampedusa un luogo di emergenza militare”. Un fiume in piena. Se la prende anche con gli ambientalisti. “Da due anni l’impianto di depurazione scarica a mare, per quale motivo Legambiente non dice che qui si inquina”. Poi, l’imprenditore sposta il tiro sull’amministrazione comunale. “Persino la gara per la progettazione della scuola e’ stata annullata perché il Comune non e’ in grado di preparare un progetto”. Insomma, “non possiamo andare più avanti”. Questa è l’aria che da tempo si respira a Lampedusa. E come se non bastasse, ad alimentare la rabbia degli isolani ma soprattutto la paura per la loro salute pensa l’inquinamento ambientale. “Abbiamo otto radar sull’isola, quello a capo Grecale e’ pericolosissimo”, denuncia Giacomo Sferlazzo, dell’associazione Askausa. “Nel centro del paese – aggiunge – c’e’ un ripetitore, quell’antenna da li’ si deve levare, e’ vicina ad una scuola materna”. Tutti problemi noti al mondo intero da anni e con i quali gli isolani convivono da decenni. Giorno dopo giorno. Ma più passa il tempo, più la corda rischia di spezzarsi. La politica non ha più tempo. G. Min.