Politica

Lanciati altri due missili a corto raggio, Kim provoca in barba alle risoluzioni dell’Onu

Ancora una volta due missili balistici a corto raggio, ancora una provocazione da parte di Pyongyang, in aperta violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite: lanciati dalla citta’ di Wonsan, sulla costa nord-orientale della Corea del Nord, quelli che all’inizio erano stato indicati dai militari di Seul come “molteplici proiettili non identificati” hanno fatto un percorso di circa 250 chilometri arrivando ad un’altitudine di 30 chilometri. A detta degli analisti, l’obiettivo del regime di Kim Jong-un e’ evidente: aumentare la pressione sugli Usa in vista di nuovi colloqui sul futuro del programma atomico nordcoreano e delle relative sanzioni imposte a Pyongyang. E’ passata meno di una settimana da quando la Corea del Nord aveva lanciato altri due missili, sempre a corto raggio: questa volta avevano percorso ben 600 chilometri, prima di precipitare in mare. Si tratta di missili “simili agli Iskander”, secondo lo Stato maggiore sudcoreano, ossia in grado di montare testate nucleari.

A detta di Pyongyang si era trattato di un avvertimento per le “armi d’attacco ultramoderne” dei “guerrafondai sudcoreani” e per il piano di manovre militari congiunte con gli Stati Uniti. Altri tre “proiettili” di questo tipo erano stati lanciati gia’ a maggio. “Certamente questa serie di lanci non contribuisce ad alleggerire le tensioni nella penisola coreana. Premiamo sulla Corea del Nord affinche’ receda da questi atti”, afferma una nota dello Stato maggiore di Seul. Appena qualche ora prima del nuovo lancio, la Casa Bianca aveva fatto sapere di avere inviato a Kim Jong-un delle “foto ricordo” dell’incontro con Donald Trump al confine tra le due Coree. Ambedue le parti avevano fatto sapere di voler riprendere i colloqui, dopo che il vertice a Hanoi dello scorso febbraio era terminato con un sostanziale nulla di fatto, dato lo stallo sul tema del ritiro delle sanzioni in cambio di un, peraltro parziale, smantellamento delle installazioni militari di Pyongyang.

L’inquilino della Casa Bianca, dopo che Kim aveva acconsentito a sospendere i test missilistici, ha sempre sostenuto che la sua politica nei confronti di Pyongyang sta producendo evidenti risultati e che il rischio di un conflitto e’ diminuito sensibilmente. Trump insiste nel dire che “l’avvertimento” di giovedi’ scorso era rivolto a Seul piuttosto che agli Usa: i due Paesi, ha detto il presidente, “hanno le loro dispute”. Affermazioni accolte con irritazione in Corea del Sud, con il Korea Times che e’ arrivato a condannare quella che ha chiamato una “consapevole ignoranza”, con il presidente che “da’ l’impressione che non gli importa finche’ si tratta di missili a corto raggio, i quali non minacciano gli Stati Uniti”. Questo modo di pensare, aggiunge il giornale, “e’ frustrante e pericoloso”.

Kim da parte sua sembra continuamente alzare l’asticella di eventuali trattative: questa volta l’ostacolo alla ripresa dei colloqui e’ il rifiuto di Washington e Seul di rinunciare alle annuali manovre congiunte. Eppure il segretario di Stato americano Mike Pompeo continua a mostrare ottimismo: oggi ha detto ai giornalisti che si attende la ripresa del dialogo “entro qualche settimana” anche se ci vuole “un po’ piu’ tempo del previsto”. Mentre Pyongyang – che la settimana scorsa ha fatto bella mostra di un sottomarino che a detta di Seul e’ capace di lanciare anch’esso missili balistici – alle dichiarazioni ufficiali preferisce esporre i propri armamenti, gli analisti statunitensi si aspettano che il dittatore nordcoreano ordinera’ ulteriori lanci prima dell’inizio delle manovre militari, fissate per la settimana prossima. C’e’ un solo dubbio, dice Harry Kazianis del Center for the National Interest a Washington: “Kim osera’ lanciare un missile a lungo raggio capace di raggiungere il territorio statunitense?”.

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