“In tanti ci chiedono ‘quanti siamo’. Ce ne sono troppi che danno i numeri in questo Paese. Allora diciamo: noi non diamo numeri, contateci voi. E a chi ci governa diciamo, se hanno un briciolo di intelligenza, di ascoltare questa piazza e apra il confronto perché noi siamo il cambiamento”. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parla dal palco di piazza San Giovanni a Roma, storico teatro delle manifestazioni sindacali, a sostegno delle proposte unitarie su crescita, sviluppo, lavoro, pensioni e fisco. Oggi il popolo del lavoro è arrivato nella Capitale per manifestare unitariamente. In piazza, Cgil, Cisl e Uil, con lo slogan “Futuro al lavoro”, si pongono l’obiettivo di indurre il Governo a confrontarsi per cambiare la politica economica.
“Noi vogliamo giustizia sociale e chiediamo una cosa molto precisa – ha detto Landini -: cioè che al centro tornino la persona e il lavoro. La domanda di cambiamento che arriva da questa piazza la rivolgiamo anche fuori dall’Italia. Tutti uniti – ha aggiunto – dobbiamo andare in Europa per costruire un’altra Europa, quella dei diritti e del lavoro”. I manifestanti sono arrivati da tutta Italia con 1.300 autobus, 12 treni straordinari, 2 navi, oltre 1.000 partecipazioni dalle isole. Il corteo è partito da piazza della Repubblica per poi raggiungere San Giovanni dove si sono tenuti i comizi dei tre segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.
“Se il Governo continua a non ascoltarci non ci fermeremo alla manifestazione – ha proseguito Landini – vogliamo un confronto e una trattativa per portare a casa dei risultati. Occorre aprire un vero confronto sul futuro del Paese, mettendo in campo un serio piano di investimenti, una vera riforma fiscale e affrontando la questione Mezzogiorno. Vogliamo poi una vera riforma delle pensioni e interventi su sanità, scuola, istruzione, pubblica amministrazione per valorizzare il lavoro pubblico. Dobbiamo unire il Paese per combattere le diseguaglianze. In Italia aumenta il lavoro povero. La qualità del lavoro e la sua centralità devono diventare la bussola politica”. Sul reddito di cittadinanza “hanno mescolato la lotta contro la povertà con le politiche del lavoro – ha detto ancora Landini – il rischio è un ibrido che fa male a entrambe le cose. Nelle politiche del lavoro vediamo contraddizioni. E quella dei navigator, cioè assumere precari che devono trovare un lavoro ad altri precari, non è il massimo della fantasia. Vedo un po’ di improvvisazione”.
Furlan ha sottolineato invece che “il crollo della produzione industriale è un dato molto preoccupante. E’ la conferma che il Paese sta scivolando verso la recessione. Il Governo scenda dal piedistallo. Apra un confronto con il mondo del lavoro su investimenti, infrastrutture, innovazione, ricerca e formazione. Dobbiamo dire con forza che i tanti sacrifici fatti dagli italiani in questi anni di grave crisi non possono essere buttati via. Già prima del varo della manovra erano chiari i segnali di rallentamento della crescita, anche in ambito internazionale. E, soprattutto il nostro Paese che è uscito più tardi degli altri dalla crisi, aveva bisogno di una manovra che suonasse la tastiera della crescita”.
Barbagallo, invece, ha evidenziato che “quota 100 e reddito di cittadinanza vanno bene, ma non bastano. Molti lavoratori avrebbero diritto di andare in pensione e non potranno andarci comunque. Molti giovani chiedono lavoro, che ancora non c`è e che bisogna creare. Abbiamo, tutti, ognuno per la propria parte, il dovere di indicare soluzioni. Noi non vogliamo sottrarci a questo impegno e, quindi attendiamo che il Governo ci convochi per un confronto costruttivo”.