L’angolo di impatto dell’asteroide non ha dato scampo ai dinosauri

L’angolo di impatto dell’asteroide non ha dato scampo ai dinosauri
31 maggio 2020

Su “Nature Communications” uno studio ha ricostruito l’angolo di impatto dell’asteroide che 66 milioni di anni fa ha colpito la Terra, oscurato il Sole, causato la morte del 75 per cento degli esseri viventi e decretato la scomparsa dei dinosauri. Le simulazioni eseguite alla Dirac High Performance Computing Facility, del britannico Science and Technology Facilities Council (Stfc), – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – parlano chiaro: l’asteroide ha colpito la Terra con un angolo di circa 60 gradi, sollevando il polverone più grande della storia: miliardi di tonnellate di zolfo che hanno oscurato il Sole e gettato il pianeta in un lungo e gelido inverno che ha ucciso il 75 per cento degli esseri viventi, cancellando per sempre dalla faccia della Terra i dinosauri.

Non poteva andare peggio. “I dinosauri hanno dovuto fare i conti con la più sfavorevole delle condizioni”, spiega Gareth Collins dell’Imperial College di Londra, primo autore dello studio pubblicato su “Nature Communications”. “L’impatto dell’asteroide ha riempito l’atmosfera terrestre di una quantità di gas serra impressionante. Le simulazioni 3D e i dati geofisici raccolti nel punto d’impatto (il cratere Chicxulub in Messico, ndr) suggeriscono che il corpo celeste abbia colpito la Terra con un angolo di 60 gradi e provenendo da nord-est. Condizioni che rientrano nel peggiore degli scenari possibili quanto a mortalità per specie viventi”. I rilievi nell’area limitrofa al cratere Chicxulub hanno riscontrato elevate quantità di acqua, carbonati porosi e rocce di evaporite. Una vera e propria “polveriera” capace di generare una gigantesca nube di anidride carbonica, zolfo e vapore acqueo, se stuzzicata da un meteorite come quello caduto sul Messico 66 milioni di anni fa.

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All’interno del cratere, che ha un diametro di 200 chilometri, i ricercatori dell’Imperial College di Londra, dell’Università di Friburgo e dell’Università del Texas ad Austin, hanno portato alla luce rocce che mostrano le eccezionali forze sviluppate nell’impatto. Dal confronto fra i campioni raccolti al centro del cratere, le rocce fratturate che costituiscono l’anello di montagne al bordo del cratere, e le rocce compatte che si trovano a una profondità di 30 chilometri sotto il punto di impatto, è stato possibile ricavare l’angolo di incidenza dell’asteroide. Le simulazioni 3D hanno riprodotto queste osservazioni quasi esattamente.

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