L’Anm spaccata sulla responsabilità dei magistrati. Non passa la linea dura dello sciopero

Ha prevalso mozione della maggioranza di Area e Unicos con 1.212 voti mentre quella di Autonomia e Indipendenza e Magistratura Indipendente s’è fermata a 756

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Non passa la linea dura dello sciopero all’assemblea dell’Anm. Ai voti ha prevalso la mozione della maggioranza di Area e Unicos con 1.212 voti. Ricompattato il fronte delle Toghe ‘moderate’, ma la mozione di Autonomia e Indipendenza e Magistratura Indipendente, che prevedeva in ultima analisi anche uno sciopero ad ottobre, si è fermata a 756 voti. Si conferma dunque la posizione espressa dalla giunta dell’Anm di protesta contro la responsabilità civile dei magistrati e la richiesta di modificare la norma approvata di recente.  L’Assemblea chiede tra l’altro di “verificare gli effetti della riforma della responsabilità civile dei magistrati, demandando al Comitato Direttivo Centrale e alla Giunta Esecutiva Centrale di procedere al relativo monitoraggio e alla denuncia pubblica di ogni abuso e strumentalizzazione e di adottare ogni ulteriore iniziativa ed eventuale forma di protesta, che in conseguenza di ciò si rendessero necessarie”. E’ stato poi deciso di “indire nei giorni 22, 23 e 24 di giugno la sospensione dimostrativa delle attività di indebita supplenza”, evitando quindi di sostituirsi all’attività dei cancellieri, “al fine di evidenziare l’impegno quotidiano dei magistrati e del personale nell’assicurare il regolare funzionamento del servizio”.

IL DOCUMENTO La magistratura, si legge nel documento approvato dall’Assemblea, “vive in questi tempi un profondo disagio, colpita da riforme demagogiche e punitive, spesso accompagnate da manifestazioni di avversione e chiusura di ampi settori della politica e dei mezzi di informazione”. “L’esistenza di un’associazione unitaria costituisce un fattore di forza ed una imprescindibile risorsa”. I magistrati italiani “vogliono rimarcare ancora l’assenza di riforme indispensabili a restituire all’amministrazione della giustizia efficacia e dignità: la copertura immediata e la revisione degli organici, alla luce della riforma della geografia giudiziaria e tenendo conto delle pur prevedibili scoperture, aggravate dall’abbassamento dell’età pensionabile; la riqualificazione e la formazione del personale amministrativo; una stabile disciplina della magistratura onoraria; la piena realizzazione dell’ufficio del processo; un corretto processo di informatizzazione; una vera semplificazione dei riti nel processo civile; una reale assistenza del giudice nel PCT; una vera, coraggiosa riforma del processo penale, che vinca ogni resistenza conservatrice e promuova la semplificazione del rito, la salvaguardia delle garanzie e l’eliminazione di ogni inutile formalismo; la riforma urgente della prescrizione, che ne escluda il decorso almeno dopo la sentenza di primo grado; un ripensamento dei sistemi di impugnazione; il rafforzamento degli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, alla criminalità economica e alla corruzione”.

L’ANM “Sulle nostre richieste -rileva l’Anm- la politica ha dato sinora risposte parziali, inadeguate e contraddittorie. L’ultima, in ordine di tempo, quella sulla responsabilità civile: ribadiamo, al riguardo, che attraverso l’azione di responsabilità, anche nel nuovo contesto normativo, non potrà essere mai consentita una revisione del giudizio interpretativo e valutativo espresso dal magistrato nel corso del processo. Vigiliamo, quindi, che le nuove ipotesi di colpa grave non si traducano in un’inammissibile soggezione formale o sostanziale del magistrato verso altri organi o soggetti, in quanto il giudice è e deve rimanere, a garanzia di tutti i cittadini, soggetto soltanto alla legge”. “Nonostante l’eccellente produttività dei magistrati italiani, e gli sforzi di tutti gli operatori della giustizia – prosegue l’associazione nazionalemagistrati – si è voluto porre l’accento su una presunta inadeguatezza delle prestazioni lavorative senza affrontare i problemi effettivi che impediscono di offrire ai cittadini un servizio adeguato. Ciascun magistrato deve essere chiamato a rispondere di ciò che può e deve fare, sulla base delle risorse di cui dispone, e non trascinato in una costante rincorsa a numeri ormai ingestibili, perdendo di vista la qualità del servizio”.