Politica

L’Argentina volta pagina e sceglie Javier Milei

L’Argentina ha scelto Javier Milei: il candidato anarcoliberista ha ottenuto la vittoria al ballottaggio con oltre dieci punti di vantaggio sul rivale, il peronista Sergio Massa. Dopo la vittoria a sorpresa di Massa al primo turno, gli elettori hanno invece scelto il rappresentante dell'”anticasta”, nella convinzione che – visto il fallimento conclamato delle ricette economiche provate fino ad ora da governi di segno diverso – tanto valeva giocarsi una carta fin qui inedita. La narrazione ufficiale tuttavia potrebbe rivelarsi piuttosto semplicistica: la casta, intesa come la classe dirigente tanto del peronismo come della destra tradizionale, non ha alcuna intenzione di cedere il passo a un populismo che rischia oltretutto di provocare un terremoto sociale. 

La ricetta di Milei, economista di professione ed ex dirigente di una corporation argentina, è semplice: meno Stato possibile e lasciar fare tutto al mercato.
Il che però – al di là dell’applicabilità della teoria – significa anche tagliare o abolire la maggior parte dei sussidi statali in un Paese in cui il 40% della popolazione vive ormai sotto la soglia della povertà. Per un imporre un simile scenario vi sarebbe bisogno di un esecutivo di segno decisamente autoritario, ed è vero che fra i ranghi del partito di Milei vi sono non pochi nostalgici della passata dittatura; ma dopo quarant’anni di democrazia, non è certo questo il genere di ritorno al passato che desidera la maggioranza degli argentini. “Rimetteremo in piedi l’Argentina e tra 25 anni saremo una potenza mondiale, la faremo finita col modello peronista che ha impoverito il Paese” ha comMilei si è rivolto ai suoi sostenitori dicendo che da oggi inizia la ricostruzione dell’Argentina e che cambia il modo di fare politica. La sua ricetta è a favore della democrazia, del libero scambio e della pace, per tornare a essere una potenza mondiale.

 

 

È quindi probabile che la destra tradizionale, il cui appoggio ha permesso a Milei di assicurarsi la vittoria, passi all’incasso con una presenza nel governo che stemperi i programmi massimalisti di Milei – come la dollarizzazione dell’economia – riconducendoli su binari più vicini a quelli dell’ultimo governo conservatore di Mauricio Macrí. Anche gli Stati Uniti d’altronde non hanno espresso alcun entusiasmo per un salto nel buio economico che dopo la non esaltante esperienza di Jair Bolsonaro in Brasile rischia di destabilizzare definitivamente mezzo continente; e, su un fronte più interno, le grandi aziende argentine rabbrividiscono alla prospettiva di perdere gli appalti statali che costituiscono la gran parte del loro fatturato. 

 

 

Di fatto, Milei viene dalla Corporación América, azienda che ne aveva fatto una star mediatica da talk show e ne aveva finanziato l’avvio dell’attività politica proprio perché ne difendesse gli interessi: il rischio è che uno Stato di tipo “night watchman” che si ritiri dalle attività economiche finisca per affossarli.  Il primo segnale importante sarà quindi la composizione del nuovo esecutivo, e in particolare il successore di Massa al dicastero dell’Economia; al momento gli unici nomi dati per sicuri o quasi sono Diana Mondino agli Esteri e Guglielmo Francos agli Interni. Intanto, le prime congratulazioni internazionali per Milei sono arrivate via X da Elon Musk: “L’Argentina ha davanti a sé un futuro di prosperità” scrive il patron di Space X; la strada per arrivarci, almeno quella fin qui tracciata dal nuovo presidente, non sembra facile né indolore. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha già avuto un colloquio telefonico con il nuovo presidente della Repubblica Argentina al quale ha formulato le proprie congratulazioni e gli auguri di buon lavoro. “L’Argentina è una nazione a cui siamo legati da profondi legami storici e culturali e in cui vive la più grande comunità di italiani all`estero. Roma e Buenos Aires – si legge in una nota di palazzo Chigi – condividono valori comuni che definiscono la nostra azione di politica estera nell`attuale contesto internazionale”.

 

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redazione