Casa Italia ai Giochi olimpici invernali di PyeongChang è diventata un punto di riferimento e un modello per un’idea di ospitalità che è anche comunicazione culturale e promozione del nostro Paese davanti al pubblico non solo coreano, ma di tutto il mondo. Ma il progetto “Prospectum” rappresenta anche l’occasione per ammirare diverse opere di arte contemporanea che, senza clamori, fanno ancora più interessante la visita al quartier generale della nostra avventura olimpica. Ne abbiamo parlato con Diego Nepi Molineris, direttore marketing del Coni.
“Prospectum – ha detto ad askanews – è un progetto che si identifica all’interno di Casa Italia, lo vediamo dal momento in cui entriamo dentro Casa Italia, perché all’esterno ci sono degli archi che poi si illuminano durante la notte e che creano già una visione prospettica e danno un punto di vista a colui che arriva”. In mostra opere molto intense come la casa luminosa di Massimo Uberti, che forse è il vero simbolo di questo luogo. Ma anche le mani al neon di Patrick Tuttofuoco che danno il benvenuto al visitatore con il loro “Welcome” e ancora le lampade di Bob Wilson dedicate alla Traviata, la ormai famosissima carta da parati di Davide Monaldi o le Astrazioni Novecentesche (e miniaturizzate) di Carlo e Fabio Ingrassia. “Quello che noi vogliamo esprimere durante le Olimpiadi – ha aggiunto Nepi – è una forte componente di contemporaneità dell’Italia stessa. E in tutto questo, questo insieme, attraverso anche il design, dei particolari divani, le sedie, nello studio di ogni particolare c’è il nostro essere italiani e la nostra ricerca dell’eccellenza, l’eccellenza che abbiamo nello sport, perché poi il vero cliente di Casa Italia sono gli sportivi, sono gli atleti”.[irp]
La mostra, curata da Beatrice Bertini e da Benedetta Acciari, ruota intorno al concetto, molto forte nell’arte italiana, di prospettiva. Che può essere quella dei panorami capovolti di Gea Casolari o, soprattutto, quella di un pezzo storico di Maurizio Nannucci, la sua scritta luminosa “Same Words Different Thoughts”, ossia stesse parole, pensieri diversi. “Mischiando il nostro sangue – ha concluso Diego Nepi – quindi la parte sportiva, con altre componenti, con altri mondi, riusciamo secondo me comunque a creare qualcosa che è ancora più importante e cambia un po’ il linguaggio”. Un linguaggio che qui vuole essere quello della creatività italiana a tutto tondo, compresa quelle delle aziende. Ma rimanendo sull’arte si può soltanto dire che forse non tutti gli ospiti di Casa Italia sanno che pranzano o cenano davanti a un Nannucci, ma che quello che conta è che quel Nannucci stia lì comunque, in qualche modo cambierà lo stesso il nostro modo di vivere lo spazio.