Il tranquillo campus dell’Università del Nevada, a Las Vegas, è stato improvvisamente scosso da un atto di violenza devastante, quando un uomo armato ha aperto il fuoco, lasciando dietro di sé almeno tre vittime. Secondo fonti di ABC News, il sospetto responsabile è stato neutralizzato dagli agenti, ma non prima di aver seminato panico e terrore nell’istituzione.
Le autorità universitarie hanno rapidamente rassicurato la comunità, dichiarando che non ci sono ulteriori minacce per l’ateneo, sebbene la giornata sia stata contrassegnata dalla chiusura delle attività. L’incidente ha avuto luogo ieri intorno alle 11.30 ora locale nella Beam Hall, edificio che ospita la facoltà di economia, quando l’assalitore ha iniziato a sparare senza apparente motivo. La rapida risposta della polizia è stata cruciale: l’avviso di una sparatoria nel campus è stato prontamente condiviso su diverse piattaforme, con l’avvertenza che “molte persone sono state colpite”. Tuttavia, la confusione iniziale riguardo al numero preciso di vittime persiste, poiché il termine “victims” può comprendere sia feriti che morti.
Dopo un’intensa ricerca, la polizia ha individuato e neutralizzato il sospetto esecutore, confermando che non esiste più alcuna minaccia immediata per la comunità studentesca. Nonostante questo, il movente dietro questo attacco rimane al momento un mistero, mentre le indagini continuano con determinazione. Le vittime della sparatoria sono state prontamente trasportate in ospedale, ma al momento non sono state divulgate informazioni sulle loro condizioni né sulla gravità delle ferite subite. Questo tragico evento riporta alla mente il terribile episodio accaduto a Las Vegas nel 2017, quando Stephen Paddock, dalla finestra del Mandalay Hotel, ha scatenato un inferno sparando indiscriminatamente durante un festival musicale, mietendo 60 vite e ferendo altre 850 persone.
Gli Stati Uniti hanno visto un inquietante aumento delle sparatorie di massa nell’ultimo anno, registrando ben 38 episodi, superando così il record degli anni precedenti. Nonostante le pressanti richieste del presidente Joe Biden al Congresso per l’approvazione di leggi più restrittive sull’accesso alle armi da guerra come gli Ar-15, la resistenza persistente all’interno del Congresso, soprattutto da parte della potente lobby della NRA e dei sostenitori del secondo emendamento della Costituzione statunitense, ha continuato a ostacolare qualsiasi cambiamento significativo.