Lavoratori ex-Ilva in piazza a Roma. Il tribunale respinge la richiesta di prorogare l’uso dell’altoforno 2

Lavoratori ex-Ilva in piazza a Roma. Il tribunale respinge la richiesta di prorogare l’uso dell’altoforno 2
11 dicembre 2019

Migliaia di lavoratori sono scesi in piazza a Roma, a Santissimi Apostoli, per protestare contro gli esuberi annunciati da ArcerlorMittal. Nella stessa giornata di ieri, il tribunale di Taranto ha respinto la richiesta dell’ex Ilva di prorogare l’uso dell’altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte nell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella, da parte di ArcelorMittal. E’ l’ennesima giornata di passione per i lavoratori dell’ex Ilva, arrivati a Roma da Taranto, ma anche da Genova e Racconigi per partecipare alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. Chiedono esuberi zero, rigettano il nuovo piano industriale proposto da ArcelorMittal e chiedono fatti al governo. Un operaio dell’ex Ilva: “Chiediamo esuberi zero e rigettiamo il nuovo piano industriale di ArcelorMittal. Non vogliamo proprio sentirne parlare, non ci devono essere esuberi. Abbiamo un accordo, sottoscritto un anno fa, quell’accordo non produce esuberi, ha all’interno tutte le innovazioni tecnologiche ambientali e sulla sicurezza e sul rilancio della fabbrica.

ArcelorMittal viene dopo un anno a Roma, ci convoca e ci presenta un nuovo piano industriale con 6.300 esuberi? Rispediamo tutto al mittente. Le multinazionali devono capire che gli accordi, nel nostro Paese, vanno rispettati. E guai se non vengono rispettati”. “E’ chiaro che non ci fermiamo qui. A Taranto ci sono lavoratori fermi in Cassa integrazione dal 2012”. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha aggiunto: “Il messaggio nostro è sia rivolto al governo perché ci sia una politica industriale che dia un’idea di futuro al Paese e alle imprese perché deve prevalere chi vuole davvero fare l’imprenditore, basta con la logica finanziaria e con l’idea che il lavoro è una merce. ArcelorMittal ha sbagliato ad andare in tribunale, torni al tavolo”. Lo sciopero proclamato da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm ha ottenuto adesioni in alcuni casi del 100%. Lo sciopero è iniziato alle 23 di lunedì e si concluderà alle 7 di oggi. Il messaggio dei sindacati al governo e ArcelorMittal e’ sempre lo stesso: “No esuberi”. Mentre Confindustria Taranto chiede all’esecutivo di prevedere una “No tax Area” per l’area di Taranto.

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Intanto, come detto, il tribunale di Taranto ha respinto la richiesta dell’ex Ilva di prorogare l’uso dell’altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte nell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella, da parte di ArcelorMittal. Il 13 dicembre scade il termine per mettere a norma l’altoforno e c’è quindi il rischio di un nuovo sequestro. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha assicurato che in Manovra è stato “approvato un fondo apposito” per sostenere il piano di sviluppo di Taranto. Quanto all’Ilva, ha aggiunto: “Stiamo definendo un piano molto ambizioso per il rilancio di Ilva e delle acciaierie, nel segno della sostenibilità e del lavoro”. Il ministro Stefano Patuanelli ha ribadito l’obiettivo del governo di fare dell’Ilva di Taranto “il primo esempio europeo di una riconversione sostenibile del siderurgico. Lo Stato vuole poter entrare nello stabilimento – ha aggiunto – per controllare e garantire non solo la produzione ma anche le modalità di produzione e il rispetto dell’ambiente”. Dal governo i sindacati si aspettano “una decisione chiara e netta sul risanamento ambientale, sulla tutela e garanzia dei livelli occupazionali e la continuità produttiva. Con o senza ArcelorMittal“, ha spiegato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella. I sindacati non si fidano di ArcelorMittal perché “è gravemente inadempiente rispetto all’accordo del 2018, e al governo chiedono “una linea chiara”.

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La ricerca di creare un percorso definito è l’impegno di questi giorni nei contatti quotidiani fra Mise-ArcelorMittal-Commissari e fra i due ministeri ai quali il premier Conte ha affidato il compito di trovare una soluzione che, sembra ormai acquisito, avrà una presenza dello Stato con una quota che permetta un controllo sull’effettiva realizzazione del piano. Il Piano di risanamento e sviluppo, che si sta delineando, avrà una rete di protezione occupazionale di almeno 5 anni e vedrebbe l’Ilva di Taranto come parte essenziale di un più ampio piano di rilancio della città e dell’area di Taranto. Tra le misure, un fondo da 15 milioni nel 2020 e 25 milioni dal 2021 per il sostegno ai lavoratori dell’ex Ilva. Secondo alcune fonti il fondo potrebbe essere introdotto non con la Manovra ma con il decreto su Taranto annunciato dal premier Conte. Il provvedimento dovrebbe essere varato entro la fine dell’anno.

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