Economia

Lavoro, nel turismo introvabili per Ferragosto 22mila stagionali

L’estate dei record include la voce “stagionali” nella categoria dei lavoratori introvabili. Continuano le difficoltà degli imprenditori del comparto turistico e ristorativo nel reperire i lavoratori in numero utile per affrontare la maggiore domanda legata all’estate e al suo picco di Ferragosto. A fronte di una richiesta di quasi 50mila lavoratori stagionali, il 46% risulta introvabile (circa 22mila). Lo riferiscono i consulenti del lavoro. Ma non è l`unica criticità. Il datore di lavoro che riuscisse nell`impresa di reperire cuochi e camerieri, si troverebbe alle prese, in fase di assunzione, con una corposa informativa da compilare e trasmettere al lavoratore, come prevede il decreto trasparenza che recepisce la direttiva comunitaria che produrrà i suoi effetti proprio alla vigilia di Ferragosto.

Il fenomeno della carenza di profili costituisce una tendenza che caratterizzerà il mercato del lavoro nei prossimi sei mesi e che rischia di far mancare all’appello un milione e 350mila lavoratori entro il 2026, a fronte di una domanda di 4,3 milioni di posti da occupare. La carenza di cuochi, camerieri e addetti agli stabilimenti balneari (ad agosto la percentuale è del 32%) rappresenta una fetta importante di un fenomeno diffuso, tuttavia, anche tra gli altri profili (operai specializzati in edilizia, conduttori di mezzi di trasporti, tecnici dell`ingegneria) e che risulta molto complesso e difficile da incasellare per i molteplici fattori che lo determinano.

Primo tra tutti quello demografico: tra il 2018 e il 2021, la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) si è ridotta di misura, con una perdita di 636mila residenti, di cui 262mila con meno di 35 anni (-2,1%). A questo si è inoltre aggiunta una ricomposizione interna di tale fetta di popolazione; è diminuita la componente attiva di chi ha un lavoro e lo cerca (-831mila per un decremento del 3,3%) ed è invece aumentato il numero di quanti non lo cercano o sono scoraggiati a farlo (+194mila per un incremento dell`1,5%). Un dato importante che certifica un fenomeno più generale di allontanamento dal lavoro che ha diverse cause, tra cui il rifiuto di lavori a bassa remunerazione, l`aumento del numero dei percettori di sussidi pubblici come il reddito di cittadinanza durante la pandemia o, più semplicemente, un cambiamento delle priorità di vita che ha portato le persone a privilegiare il benessere individuale.

“Il mancato o scarso funzionamento dei meccanismi di matching – dichiara Rosario De Luca, presidente della fondazione studi consulenti del lavoro – non è un fattore ininfluente, ma anzi, rischia di rendere ancora più difficile l`individuazione e il reclutamento dei profili. C`è l`esigenza di intervenire in tempi rapidi sulle tante variabili del mercato del lavoro perché il rischio che di qui ai prossimi quattro anni, la situazione possa diventare più critica, non è lontano dalla realtà”.

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